di Sandra Di Majo
Nel 2004, secondo le statistiche di recente inviate dalla segreteria nazionale, i soci ordinari della Sezione toscana erano 335; nel 2011, 182 con una diminuzione di poco oltre il 39%. L’andamento decrescente delle iscrizioni è stato costante negli anni; solo il 2009 ha interrotto la tendenza con un aumento di poco superiore all’8%, ma si è trattato di una breve parentesi.
Anche se con percentuali inferiori, lo stesso trend si riscontra nelle iscrizioni degli Enti, passate da 91 nel 2004 a 69 nel 2011; altrettanto nel numero degli studenti ridottosi da 38 a 8 e anche l’unico socio amico della Sezione, iscrittosi nel 2010, nel 2011 ha desistito.
La tendenza ad una diminuzione delle iscrizioni è, con qualche eccezione, abbastanza generale anche a livello nazionale, ma non in termini così vistosi.
Un quadro così poco esaltante è in certa misura in contrasto con la realtà bibliotecaria toscana. E’ vero che le biblioteche statali sono da anni in sofferenza, ma non altrettanto può dirsi in linea generale per le biblioteche pubbliche il cui personale, tra dipendenti stabili ed esterni, è, dal 2005, in costante crescita [Rapporto delle biblioteche pubbliche toscane 2008-2010 a cura della Regione toscana] e per le biblioteche delle Università.
Dunque la crisi delle iscrizioni, non può essere se non in parte legata a quella delle biblioteche; le ragioni vanno cercate altrove. Possiamo dar la colpa alla situazione economica che determina una rinuncia alle spese più “voluttuarie”; all’aumento del lavoro precario; ai CER che non sono riusciti a ben interpretare le esigenze di soci e non soci e fare proposte convincenti e coinvolgenti nella forma e nella sostanza.
Ai motivi indicati si aggiunge, a mio parere, il fatto che i bibliotecari dispongono di maggiori opportunità in campo di formazione ed aggiornamento, di orientamento e scambio di esperienze con i colleghi oltre la propria biblioteca. Le biblioteche delle università, ad esempio trovano nei consorzi una fonte importante per la condivisione delle politiche degli acquisti e dei servizi e per certo aspetti dell’aggiornamento professionale. Altrettanto può dirsi per le biblioteche che partecipano alle reti documentarie previste dalla Regione Toscana (ne esistono 12 e coinvolgono biblioteche di diversa natura e titolarità istituzionale) condividendo così un ampio arco di iniziative ed attività. Sono tutti fattori positivi che sottolineano lo sviluppo del sistema bibliotecario, cui l’AIB ha certamente contribuito, ma che le hanno progressivamente tolto, nella percezione dei bibliotecari, quel carattere di punto di riferimento quasi esclusivo per la professione che aveva in passato. Se questo è vero, va però contemporaneamente e con forza sottolineato che l’AIB occupa uno spazio essenziale in alcuni ambiti in cui al momento almeno non trova sostituti e concorrenti. Vorrei in particolare sottolinearne due.
– La difesa delle biblioteche e della professione cioè quel complesso di attività che costituiscono la Library advocacy. Il CEN, le dà un forte rilievo nel suo programma 2011-2014 <https://www.aib.it/attivita/linee-programmatiche> definendone obiettivi «Spiegare alla comunità nazionale perché biblioteche ben funzionanti sono essenziali nella società dell’informazione, quali benefici possono recare ai singoli e al Paese… Dobbiamo creare consenso attorno alle biblioteche, avvicinarle all’orizzonte di vita di chi le frequenta» e metodi «Si tratta … di non limitare l’azione associativa a iniziative di denuncia e di difesa dei bibliotecari e delle biblioteche ma di assumere un ruolo più attivo proponendo con forza e in ogni occasione possibile tutti gli elementi utili a promuovere la crescita di consapevolezza pubblica e favorire il sostegno ai servizi bibliotecari, sottolineando ad esempio l’importanza del rapporto cittadino/biblioteca, studente/biblioteca, professionista/biblioteca».
Dichiarazioni di principio non destinate a restare tali perché ad esse hanno fatto seguito più iniziative, dalla campagna “Notte delle biblioteche” <https://www.aib.it/attivita/campagne> a vari altri interventi <https://www.aib.it/categorie/attivita/comunicati> e articoli su quotidiani e settimanali nazionali. Tutto ciò ha certamente contribuito ad una crescita dell’attenzione e sensibilità nei confronti delle biblioteche e Istituti culturali tanto che delle difficoltà in cui le une e gli altri versano si è parlato in una recente trasmissione televisiva (Presa diretta) che ha posto anche l’accento sulle differenze tra la politica culturale italiana e quella dei paesi europei più avanzati. I bibliotecari sembrano ben consapevoli dell’importanza di saper fare Library advocacy. Ritengo si possa leggere così l’alto indice di gradimento attribuito al tema in un’ indagine sui bisogni formativi di recente svolta dalla nostra Sezione a cura di A. M. Tammaro e pubblicata in questo fascicolo di Bibelot (p. 9).
– La formazione. l’Associazione può offrire molto in termini di ricchezza dei programmi formativi , di elevamento della qualità dei corsi, di certificazione della professionalità conseguita. Ed all’intera riorganizzazione del settore sta intensamente lavorando, in collaborazione con le Sezioni regionali, un Osservatorio di recente costituzione. Su ambedue i temi in discorso il CER toscano s’è impegnato e intende continuare ad impegnarsi. Tanto più e meglio potrà farlo se potrà contare su una convinta ed ampia partecipazione di tutti i colleghi.