Biblioteche che chiudono: Biblioteca della Giunta regionale Toscana

di Elena Michelagnoli

Prima con un comunicato stampa, e solo successivamente con una decisione di Giunta, Regione Toscana ha promosso un piano di dismissione delle sedi in locazione e di accorpamento di funzioni trasversali di supporto al fine di recuperare risorse economiche. In questa danza delle sedi è finita, suo malgrado, la Biblioteca e il magazzino della stessa, il quale è ospitato in una delle sedi in locazione. Per il magazzino, che conserva una significativa quantità di periodici, letturatura grigia, fondi speciali, pubblicazioni regionali e tutto quanto la sede della Biblioteca non riesce ad accogliere, si prevede un trasloco in un magazzino, ancora in fase di ristrutturazione, a Ospedaletto (Pisa), sulla cui organizzazione non ci è dato sapere molto se non che si tratta di una sorta di capannone atto a ospitare tutti i materiali presenti nei magazzini regionali (quindi cancelleria, arredi, attrezzature informatiche etc.). Per quanto riguarda la Biblioteca, invece, si prevede la sua fusione con le Biblioteche del Consiglio (Biblioteca giuridico-legislativa e Biblioteca dell’Identità Toscana) presso la nuova sede, ancora in corso di realizzazione, di Palazzo Cerretani posta in Piazza dell’Unità, ove si trovano gli uffici della Giunta. Lo spostamento dei volumi presenti nel magazzino di Via di Novoli a Ospedaletto di fatto nega la fruizione degli stessi, non essendo questo presidiato e, ça va sans dire, non facilmente raggiungibile.

La fusione della Biblioteca della Giunta con le Biblioteche del Consiglio, se a molti può apparire un’operazione di razionalizzazione, a noi sembra la conferma della volontà di liquidazione della Biblioteca della Giunta poiché si basa sull’assenza di informazioni e non prevede un benché minimo progetto. Preme pertanto illustrare meglio il contesto, nonché la storia, al fine di poter dotare il mondo bibliotecario degli elementi per potersi esprimere sull’impatto dell’operazione.

1. La Biblioteca della Giunta nasce nel 1977 come struttura documentaria di supporto all’attività dell’amministrazione regionale, con l’intento di fornire strumenti utili allo svolgimento delle attività della struttura regionale, con particolare riferimento alle materie di competenza regionale.

2. Non è un caso né un capriccio che in Regione vi siano due biblioteche (anzi, questo in altri momenti sarebbe stato indice di ricchezza culturale): una del Consiglio, nata ben prima, nel 1971, e con altri intenti, l’altra della Giunta, così come sono distinte le attività dei due organi, distinzione che forse non è inutile ricordare perché questa condiziona sia la raccolta che il servizio delle due biblioteche: in breve, il Consiglio ha funzioni legislative, di controllo e di indirizzo politico, mentre la Giunta ha competenze di tipo esecutivo, amministrativo e legislativo.

Si ricorda che la Biblioteca del Consiglio possiede una raccolta principalmente di carattere giuridico-amministrativo, che riflette l’attività dell’ente, mentre quella della Giunta abbraccia tutte le materie di competenza della struttura. E’ vero che la Toscana è una delle poche regioni ad avere due biblioteche, ma è pur vero che è anche tra le poche regioni ad avere sedi diffuse sull’intero territorio cittadino, il che ha sempre reso impossibile una sede unica e, di conseguenza, una biblioteca regionale unica.

3. Data l’organizzazione degli uffici regionali, e al fine di svolgere le proprie funzioni, la Biblioteca della Giunta si è nel tempo sviluppata secondo una sorta di struttura stellare per venire incontro alle esigenze degli uffici distribuiti sul territorio: una sede centrale in Via di Novoli, sede però non abbastanza capiente da accogliere tutte le raccolte (pertanto parte di queste sono allocate in magazzino); sedi distaccate presso le Direzioni generali, compresi i genii civili e la delegazione di Roma. Questo significa che parte delle collezioni della Biblioteca sono conservate in altri uffici e presidiate da personale diverso da quello della Biblioteca.

4. La Biblioteca della Giunta coordina dal 2002 la rete COBIRE. Si tratta di un’esperienza, che si sappia, unica in Italia a livello di enti e agenzie regionali nonché di istituzioni che collaborano all’attuazione delle politiche regionali. In tutti questi anni (i lavori sulla cooperazione sono in realtà iniziati negli anni ottanta) la rete ha lavorato moltissimo e ha raggiunto dei buoni risultati in termini di risparmi e di condivisione di risorse e di attività: non si è trattato solamente di mettere a comune un catalogo e prestarsi dei libri ma è stato faticosamente costruito un sistema di condivisione in cui sono stipulati contratti collettivi per beni e servizi per tutte le strutture aderenti, ottenendo notevoli risparmi e rendendo possibile un’offerta informativa altrimenti impensabile per piccole strutture. E’ assai probabile che, se viene meno il coordinamento della Biblioteca della Giunta, tutte queste attività potrebbero facilmente crollare invalidando così il lavoro finora svolto dalle colleghe e colleghi COBIRE e, soprattutto, vanificando gli investimenti realizzati con denaro pubblico.

5. Le biblioteche COBIRE non hanno, tranne in tre casi, una vocazione pubblica ma sono rivolte agli operatori delle strutture. Beninteso, partecipano alle principali forme di cooperazione quali SBN, ACNP, Libri in rete e il catalogo COBIRE è, tra l’altro, cumulato in quello SDIAF. Malgrado la loro vocazione interna, il loro impatto sulla cittadinanza è rilevante: basti pensare che le biblioteche COBIRE rendono possibile la documentazione e l’aggiornamento degli operatori, p.es., dei geni civili, dell’Istituto di prevenzione oncologica, dell’Agenzia di protezione ambientale e così via. Si tratta di attività che il cittadino probabilmente ritiene scontate: non dovrebbe essere così per i colleghi bibliotecari toscani, i quali ben sanno che dietro, p. es., alla lotta alla cocciniglia del pino marittimo c’è un servizio di documentazione che rende possibile affrontare la patologia e prendere provvedimenti per limitare il danno.

6. Inoltre, le biblioteche COBIRE, quelle giuridiche in particolare, svolgono un servizio direttamente al cittadino attraverso l’attività di orientamento e di fornitura di fonti normative. Basti pensare alla normativa fiscale, alle norme che regolano i rapporti di condominio, alla normativa per sostenere l’esame per noleggio con conducente, le norme igienico-sanitarie per la realizzazione di stalle e così via.

7. Tutto questo porta a sostenere che le biblioteche COBIRE, e quella della Giunta, non possono dirsi monadi autoreferenziali che morbosamente alimentano il proprio ego bibliotecario ma strutture a servizio della comunità intera. Probabilmente non godono della stessa visibilità di una grande e moderna biblioteca pubblica ma il lavoro che svolgono è diverso ma altrettanto importante: è un lavoro teso a rendere possibile un’attività consapevole e competente della Pubblica Amministrazione che ha impatti e ricadute sul cittadino.

Ciò detto, torniamo a chiederci se liquidare la Biblioteca e i servizi ad essa connessi sia cosa economica e razionale. Spostare dei volumi in un magazzino a Ospedaletto si traduce nella negazione della loro fruibilità. Analogamente, prevedere una fusione senza alle spalle alcun progetto di alcun tipo è semplicemente un’operazione che non ha una logica e non dovrebbe essere avallata in alcun modo. Nell’assenza totale di un progetto, ciò che stride è che è stato messo nero su bianco qualcosa di mostruoso: un trasferimento senza che neanche siano stati considerati gli spazi a disposizione, perché nella nuova sede della Biblioteca del Consiglio, dove dovrebbe confluire la Biblioteca della Giunta, vi è a malapena il posto per i libri e il personale del Consiglio.

Tutto questo ci porta a pensare che il senso dell’operazione si basa su un principio molto semplice e, in questa sua semplicità, dannatamente pericoloso: i libri sono inutili, prendono spazio, occupano posto. Si individua nel libro unicamente la sua fisicità, l’ingombro; il libro ha perso completamente il proprio valore di veicolo di conoscenza e di memoria. Quando una Pubblica Amministrazione decide di disfarsi dei propri libri di fatto attua un’operazione di rimozione della propria memoria storica: il che dovrebbe indurre il mondo bibliotecario a una seria riflessione.