BiblioPride 2012: Libri liberi libri di tutti

di Enos Mantoani

Sabato 13 ottobre 2012, davanti alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alcuni bibliotecari toscani hanno organizzato un presidio pomeridiano con lo scopo di sensibilizzare quante più persone possibile sui rischi che stanno correndo le biblioteche in Toscana e, più generalmente, in Italia, ma soprattutto per sottolineare i pericoli che potrebbero correre alcuni dei diritti democratici fondamentali dei cittadini, pericoli che derivano dalla sempre minor quota di sovvenzioni alla cultura e, in particolare, alle biblioteche. Il presidio è stato concepito e voluto all’interno della cornice nazionale del Bibliopride, manifestazione organizzata dall’Associazione Italiana Biblioteche.

Al di là delle iniziative organizzate da molte biblioteche toscane, l’intenzione è stata quella di organizzare un evento che desse un segnale, che proponesse alla cittadinanza degli spunti di riflessione e, non ultimo, fosse volto ad informare della situazione in cui versano alcune realtà bibliotecarie regionali.

Per fare questo, i promotori si sono organizzati in un gruppo che ha preso il nome di “Bibliotecari resistenti toscani”, significando così la volontà di riaffermare il diritto di tutti all’informazione riprendendo una ormai già celebre frase di Stéphane Hessel secondo cui “Resistere è creare, creare è resistere”. La convinzione dunque è che sia necessario non solo resistere a una visione del mondo della cultura che sembra sempre più ristretta e limitativa, ma che sia necessario anche creare: creare, con fantasia e passione, nuovi modi di concepire le biblioteche e i bibliotecari in un tempo di crisi economica e politica, e creare nuove modalità di comunicazione e compartecipazione con utenti e società civile.

Formatosi inizialmente solo con lo scopo di organizzare il presidio, il gruppo dei Bibliotecari resistenti è riuscito a coinvolgere non solo operatori delle biblioteche, ma anche associazioni di lettori e di utenti, sindacati, associazioni culturali e privati cittadini. In poco tempo e tramite un fitto passaparola si sono definiti inoltre scopi che andranno al di là del singolo evento e di cui diremo più sotto.

Il pomeriggio davanti alla Biblioteca Nazionale fiorentina è stato simbolicamente significativo nei contenuti e nei modi. Innanzitutto a partire dal titolo dato al presidio, “LIBRI DI TUTTI, LIBERI TUTTI – Le Biblioteche sono un Bene Comune: difendiamole!”, con cui si è cercato di portare l’evento fuori dalla biblioteca e lontano dalla prassi che in Italia vuole le biblioteche e i bibliotecari spesso nascosti ai cittadini, creando una sorta di distacco, se non di incomprensione di quello che sono le biblioteche e di quello che è il lavoro e il ruolo del bibliotecario. Ecco perché il presidio si è svolto fuori dalla Biblioteca Nazionale, luogo altamente simbolico già di per sé; l’essere fuori da una biblioteca, sugli scalini e in piazza Cavalleggeri, è stato il segno visibile di un contatto da ricercare con la città e con i cittadini. Biblioteca = Bene Comune era ben evidenziato in uno dei cartelli appesi alla cancellata della Nazionale perché sempre più spesso gli utenti, per non parlare di chi non conosce e frequenta le biblioteche, non hanno la consapevolezza che in biblioteca si esercitano diritti (e doveri) ed è quindi un sacrosanto diritto pretendere che gli amministratori siano buoni amministratori, possibilmente lungimiranti e attenti alla salvaguardia e alla promozione del patrimonio materiale e umano.

Per questo le persone che sono intervenute hanno usato il megafono per parlare pubblicamente e per denunciare quattro casi di discutibile gestione di biblioteche, di risorse umane e di risorse finanziarie:

– la Biblioteca della Giunta regionale della Toscana, che verrà accorpata a quella del Consiglio senza alcuna previsione certa di dove andrà parte del materiale, visto che lo spazio per accogliere entrambe non è stato preventivato, né di dove sarà ricollocato parte del personale.

– la Biblioteca dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, che nell’arco di pochi giorni della scorsa estate si è vista ridurre della metà il personale, con quattro persone licenziate dalla ditta incaricata della gestione dei servizi e con un collaboratore dell’Istituto a cui non è stato rinnovato il contratto.

– la Biblioteca Universitaria di Pisa, di cui è stato letto l’appello dei lavoratori che richiedono certezza nella gestione di un trasloco che si presenta difficile e contraddittorio.

la Biblioteca fiorentina di viale dei Pini, sede storica della Biblioteca pubblica dell’Isolotto, chiusa in seguito all’apertura della nuova struttura in Via Canova, la quale struttura, però, secondo il comitato dei cittadini residenti nel quartiere, non riesce a soddisfare le esigenze di alcune fasce della popolazione come gli anziani e i ragazzi in età delle scuole elementari e medie inferiori.

Inframmezzate da letture di poesie e di narrativa, di aforismi sulle biblioteche e sulla lettura, si è letto anche il Manifesto UNESCO sulle biblioteche pubbliche per ribadire come sia importante considerare la Biblioteca un imprescindibile servizio pubblico, per dare il giusto rilievo al ruolo delle biblioteche nella vita delle città, per sottolineare il fondamentale apporto delle biblioteche come garanzia del diritto di accesso all’informazione e per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela dei diritti dei lavoratori precari nelle biblioteche. Quest’ultimo punto sarà vitale per il ruolo che le biblioteche riusciranno a rivestire nei prossimi anni perché il ricorso ad una selvaggia esternalizzazione dei servizi non riuscirà, come si sta già dimostrando, né a ridurre significativamente i costi di gestione, né a migliorare il servizio bibliotecario, nonostante l’alta specializzazione che spesso i dipendenti delle cooperative dimostrano di avere. Infatti, chi può davvero curare con profitto e con una programmazione oculata un bene pubblico senza avere almeno una minima certezza di continuità del proprio lavoro?

Poco importa, alla fine, se c’erano più manifestanti presidianti, circa una trentina, che passanti che si fermassero; e per lo più si fermavano turisti stranieri (forse segno di un certo disincanto di cui gli italiani ormai dimostrano i sintomi?). Si è esercitato comunque un diritto/dovere (quello di manifestare le proprie idee) ed è stato davvero un momento di orgoglio bibliotecario, per richiamare il titolo della manifestazione indetta a livello nazionale.

Registriamo infine un certo risalto dato dalla stampa e dalle tv locali. A nostro modo di vedere è una carta che i bibliotecari potrebbero giocarsi ancora meglio di quanto già facciano per far conoscere il proprio ruolo e le biblioteche in cui lavorano.

CONSIDERAZIONI SUGLI SCOPI DEI BIBLIOTECARI RESISTENTI

Nelle discussioni preparatorie all’interno del gruppo dei Bibliotecari Resistenti in vista del presidio, sono affiorate alcune istanze che si sono tradotte in finalità che i membri hanno voluto darsi. Prima di tutto è sembrato fondamentale proporsi come punto di raccolta delle criticità che si riscontrano a livello politico e amministrativo in molte realtà bibliotecarie toscane. Ovviamente senza volersi sostituire alle associazioni già esistenti, prime fra tutte l’AIB, ma anzi collaborando con tutti i soggetti professionali, è emersa l’esigenza di aprirsi nella maniera più ampia possibile ai cittadini e alle associazioni e organizzazioni che sono interessate alla salvaguardia e alla promozione del ruolo della cultura nella società.

Per fare questo si è creato un blog che si trova all’indirizzo http://bibliotecariresistenti.blogspot.it/ e una pagina Facebook già molto attiva: http://www.facebook.com/bibliotecariresistenti. Tramite i suddetti strumenti tutti possono segnalare problemi e situazioni critiche di biblioteche e istituzioni culturali e in più seguire l’evolversi di tali criticità nel tempo. Questi però sono solo un mezzo per raggiungere la più ampia gamma possibile di interlocutori, al fine di potersi incontrare e organizzare eventi simbolici in luoghi possibilmente esterni fisicamente alle biblioteche eppure fondamentali per le biblioteche stesse, come lo sono le piazze e come lo possono essere altri spazi rappresentativi di una città.

Fondamentale sarà poi l’attenzione alle condizioni dei lavoratori nelle biblioteche. Soprattutto in questi anni, l’essersi rivolti in maniera poco oculata a cooperative o comunque a contrattazioni precarie ha già portato non solo disagi nelle vite degli impiegati e nelle condizioni di esercizio della professione, ma anche a un servizio non idoneo per gli utenti delle biblioteche. Non è certo colpa delle cooperative, che anzi hanno il merito di coordinare gli interventi dove vi è la necessità e di offrire anche professionalità altre rispetto ai soli bibliotecari; si mette piuttosto in discussione il fatto che anch’esse siano vittime di precarietà, di corse al ribasso delle offerte negli appalti e di mala programmazione e gestione da parte dei dirigenti amministrativi. Loro stesse non possono programmare e programmarsi nella maniera migliore e quindi non riescono ad esprimere completamente il loro potenziale. Tutto questo non può non ripercuotersi sul tempo e sulla passione che alla fine gli operatori impiegano nel servizio che prestano. Ecco perché il gruppo è aperto alle organizzazioni dei lavoratori, di tutti i lavoratori, e, anzi, ne sollecita il contributo.

Tutte queste istanze sono mosse dalla convinzione che davvero le Biblioteche siano un Bene Comune, pertanto diventa necessario e fondamentale stimolare la partecipazione della collettività nella difesa e nella corretta gestione delle biblioteche stesse, per uscire dalle dinamiche che alcune volte si riscontrano nelle discussioni tra gli addetti ai lavori italiani e che hanno portato a una sorta di distacco, certo non voluto, tra le biblioteche e chi dovrebbe realmente esserne il destinatario.