Biblioteche carcerarie a BiblioPride

di Sandra Di Majo

Un seminario sulle biblioteche carcerarie? Ma non è un lusso parlarne quando ben più gravi problemi affliggono le carceri italiane? Un argomento divenuto ancor più attuale da quando l’Italia è sotto accusa da parte della Commissione europea per i diritti dell’uomo proprio per le condizioni in cui vivono i detenuti.

L’interrogativo ce lo siamo posto, ma ci è sembrato che soprattutto nella Giornata delle biblioteche e dell’orgoglio bibliotecario non si potesse ignorare che il diritto di leggere, informarsi, crescere intellettualmente, avere una parentesi di evasione attraverso la lettura è di tutti e va a beneficio della società in generale; che questo diritto ha difficoltà ad affermarsi, nonostante le presenza di una biblioteca in ogni istituto penitenziario prevista dalla legge [Legge26 luglio 1975, n. 354, art.1]; che alcuni passi avanti per consentire un miglioramento nella gestione e nei servizi delle biblioteche carcerarie anche ripensandoli alla luce di un rinnovato modo di guardare alla pena, si stanno facendo, ma ancora troppo lentamente e non distribuiti su tutto il territorio nazionale.

E proprio su queste prospettive di miglioramento il seminario ha voluto puntare, nell’obiettivo di far emergere quanto di positivo sta avvenendo: il “Protocollo d’intesa per la promozione e gestione dei servizi di biblioteca negli Istituti penitenziari italiani”, sottoscritto l’11 aprile 2013 dal Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria; dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dall’Unione delle province d’Italia, dall’Associazione dei Comuni italiani, dall’Associazione italiana biblioteche. Un obiettivo da tempo coltivato e raggiunto anche grazie alla sensibilità maturata attraverso esperienze svolte a contatto diretto con i detenuti, promosse inizialmente da volontari e, nei casi più avanzati, sostenute ed assunte dagli Enti che hanno diretta competenza sugli Istituti carcerari. Gli articoli del protocollo, in particolare quelli che parlano delle funzione delle biblioteche, del servizio da erogare, della loro gestione risultano essere la sintesi e l’espressione di idee e pratiche già sperimentate e messe in atto dalle esperienze regionali più avanzate 1.

La presentazione del volume “Il bibliotecario carcerario: una nuova professione?” edito dall’AIB 2, uscito quasi alla vigilia dell’incontro. Raccoglie gli “Atti del 4° Convegno nazionale sulle biblioteche carcerarie”3 e offre una vasta panoramica delle iniziative in corso in varie regioni e comuni italiani alcune già più strutturate e mature (in particolare il progetto della Regione Marche; quello della Regione Sardegna in avanzata costruzione; il servizio dedicato alle biblioteche carcerarie del Comune di Roma), altre più circoscritte, ma ugualmente importanti per avviare un processo che ci si augura possa estendersi e consolidarsi.

l progetto “Galeotto fu il libro”4 nato dalla collaborazione della Biblioteca Nova Isolotto, il Carcere di Sollicciano e le associazioni di volontariato CESVOT e Associazione liberarsi con la finalità di avviare un coordinamento tra carcere e territorio tramite la lettura di testi con la contemporanea partecipazione di lettori, utenti della biblioteca dell’Isolotto e detenuti; una seconda edizione del progetto, ha puntato in particolare sullo stimolo alla creatività che si può ottenere tramite la lettura. Non è obiettivo di questo intervento fare un resoconto del Seminario, piuttosto il tentativo di evidenziare alcuni punti forti cui guardare per dare efficacia e senso alle biblioteche costituite all’interno delle carceri Tra questi, la visione della funzione della biblioteca, definita, pur nella sua specificità, sul modello della biblioteca pubblica quindi come «centro informativo e di supporto all’apprendimento della comunità penitenziaria» in grado di garantire «un accesso ampio e qualificato alla conoscenza, all’informazione e alla cultura». Una biblioteca che promuove e favorisce «l’accesso al patrimonio librario e multimediale da parte dei detenuti, anche attraverso appositi sistemi di consultazione informatizzata del catalogo» [art. 5 del Protocollo d’Intesa]; che procede all’accrescimento del patrimonio secondo i criteri ormai generalmente in uso nelle biblioteche quindi secondo la composizione e le esigenze della popolazione carceraria, anche stimolando esigenze potenziali e chiamando alla collaborazione enti ed istituti implicati a livello locale e nazionale; che organizza iniziative culturali quali dibattiti, incontri con autori ed esce dal suo isolamento integrandosi nel sistema bibliotecario cittadino attraverso il prestito interbibliotecario, l’integrazione dei cataloghi, l’armonizzazione del regolamento interno e delle procedure operative con quelli delle biblioteche esterne coinvolte nella collaborazione [art. 6]. Come ogni biblioteca che vuol ben funzionare, la sua conduzione dovrà essere affidata a persone che abbiano le necessarie competenze. Di qui la necessità di pensare alla formazione professionale per i detenuti incaricati del servizio bibliotecario interno che dovranno poter contare sulla costante consulenza e assistenza del bibliotecario della biblioteca pubblica del territorio.

Un altro punto da sottolineare: le iniziative più avanzate si sono realizzate dove si è potuta instaurare una forte collaborazione tra i vari attori: Enti territoriale , Sezioni AIB regionali, Associazioni di volontariato.

Come per ogni altra iniziativa programmata per Bibliopride, l’aspirazione è che possa produrre effetti ben oltre la settimana dedicata alla manifestazione. La partecipazione della Regione Toscana, rappresentata da Francesca Navarria e di Eros Cruccolini, delegato del sindaco per gli istituti carcerari di Firenze, oltre a colleghi impegnati sul tema, è di incoraggiamento a proseguire. Ci stiamo infatti attivando, in collaborazione con la Regione, per svolgere un’indagine sulle biblioteche carcerarie in Toscana. Sappiamo che molte iniziative esistono da parte delle biblioteche pubbliche, di associazioni di volontariato, delle Università Toscane di Pisa, Firenze e Siena5. Si tratta di averne una “geografia” completa per avviare coordinamento che dia loro minore provvisorietà e ne favorisca la confluenza in un progetto unitario e coerente.

Note

1 Il testo integrale del Protocollo all’indirizzo www.aib.it/struttura/commissioni-e-gruppi/2013/36155-protocollo-dintesa-carceri

2 Il bibliotecario carcerario: una nuova professione? A cura di Amelia Brambilla, Emanuela Costanzo, Cinzia Rossi. Roma, Associazione italiana biblioteche, 2013, “Collana Sezioni regionali AIB. Lombardia

3 Milano, 31 gennaio 2013, Università degli Studi di Milano, a cura di Amelia Brambilla, Emanuela Costanzo, Cinzia Rossi

4 Galeotto fu il libro…Progetto di letture condivise da cittadini liberi e detenuti. Seconda edizione: FUORI!. A cura di BibliotecaNova Isolotto, Cesvot, Associazione Liberarsi.Firenze, 2013

5 Quest’ultima descritta da Lucia Chiericoni nel volume Il bibliotecario carcerario