Unconference: “La biblioteca accademica che cambia: problematiche ed opportunità per un ruolo rinnovato”

di Maria Cassella e Anna Maria Tammaro

L’Unconference sulle biblioteche universitarie – che ha aperto gli eventi Bibliopride a Firenze – ha registrato un’intera giornata di interventi e discussione portata avanti da bibliotecari universitari motivati ad un ruolo attivo nel cambiamento delle università. La tecnologia ha trasformato profondamente le biblioteche accademiche e la comunicazione scientifica e la domanda fondamentale da porsi di fronte al cambiamento è: Come trasformiamo le biblioteche universitarie in modo che realizzino un valore per gli utenti? Quali alleanze è necessario stringere? Il documento “Rilanciare le biblioteche universitarie e di ricerca” realizzato e pubblicato da AIB CNUR nel luglio 2013 (https://www.aib.it/struttura/commissioni-e-gruppi/2013/36257-rilanciare-le-biblioteche-universitarie-e-di-ricerca-italiane) è stato usato come base per la discussione di quattro punti importanti: 1) organizzazione e cooperazione, 2) rinnovamento delle funzioni tradizionali, 3) nuove funzioni, 4) competenze professionali e nuovi ruoli. La Commissione ha svolto un’indagine sullo stato delle Biblioteche universitarie che è stato presentato in apertura dal Anna Maria Tammaro e Maria Cassella (http://www.slideshare.net/tammaroster/cassella-tammaro-unconference-27-settembre-2013)

Come cambiano i servizi tradizionali? E-lending
Paul Whitney ha aperto l’Unconference sulle biblioteche universitarie parlando di e-lending (http://www.slideshare.net/tammaroster/paul-whitney-unconference-firenze) Quale funzione della biblioteca è più essenziale del prestito? Eppure la carenza di legislazione adeguata al cambiamento tecnologico comporta che siano gli editori a determinare il tipo di servizio che le biblioteche possono dare. IFLA ha stabilito dei principi di accesso che devono essere tutelati e sta negoziando con WIPO alcune eccezioni per le biblioteche.

Information Literacy
La formazione degli utenti è un altro tema strategico : insegnare agli studenti attraverso corsi con CFU è stato discusso da Patrizia Lùperi (Università degli Studi di Pisa), Maria Rosaria Bacchini – Stefania Castanò (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), Bruno Costantina (Università degli Studi di Padova), Celi Sabrina (Università degli Studi di Siena), Cioccolo Valeria (ISFOL), Giannelli Francesca (Università degli Studi di Udine), Peila Patrizia (Università degli Studi di Torino)

Nuove funzioni, nuovi ruoli
Andrea Capaccioni ha osservato che individuare i diversi bisogni degli utenti è la premessa necessaria di ogni riorganizzazione, poiché le esigenze tra utenza scientifica ed umanistica sono diverse, ad esempio nella tipologia di risorse documentarie e nella distribuzione degli spazi. Minsenti ha lanciato una provocazione (già discussa nella lista dei bibliotecari di Wikipedia (http://mailman.wikimedia.it/pipermail/bibliotecari/2013-September/author.html): ha esposto il suo approccio personalizzato al servizio, quello del bibliotecario con un rapporto diretto con gli utenti, che si potrebbe chiamare anche “diffuse librarian”. Questo modello di servizio può contrastare la visione dei sistemi bibliotecari di ateneo concepita negli anni ’90, che potrebbe rischiare di allontanare le biblioteche dai dipartimenti. Quindi la domanda che ha posto è stata: per essere “realmente” strumentali alle attività di ricerca e didattica, tutte ora allocate presso i dipartimenti, come dovrebbero essere organizzate le biblioteche universitarie? Maraviglia ha evidenziato quanto sia importante integrare le biblioteche nella politica di Ateneo, anche e soprattutto essendo presenti come SBA nei tavoli dove si decide la strategia universitaria ed anche la distribuzione delle risorse. Questo comporta un approccio diverso delle biblioteche che devono partire non dai problemi delle biblioteche (o delle strategia di sopravvivenza) ma dal punto di vista delle problematiche dell’Università e di come le biblioteche possono in modo specifico e visibile fare sinergia con tutti gli altri Uffici. Il contesto micro (della biblioteca) e macro (dell’Università) non possono essere in contrasto e se oggi c’è un gap tra SBA e bibliotecari, anche solo di comunicazione, questo va corretto. Non si può tornare però alla discussione tra centralizzazione e decentramento degli anni ’90 in cui si confrontavano i rischi della frammentazione e quelli della centralizzazione! L’organizzazione del servizio di accesso e condivisione dell’informazione (la missione indicata nel documento CNUR) non va confusa con la parcellizzazione della struttura organizzativa. Abbiamo forse perso la memoria delle bibliotechine dietro le spalle dei professori? e dei bibliotecari-usceri custodi e magazzinieri? Ciò detto ascoltando anche gli interventi dei colleghi oggi presenti credo si possa giungere ad una conclusione salomonica e cioé che il modello centralizzato non esclude il ruolo del liaison librarian, ma tende ad inglobarlo. E’ essenziale infatti distinguere il piano politico-organizzativo da quello gestionale. Confondere i due piani è poco proficuo e rischia di portare a discussioni inutili su una contrapposizione che, come ha rilevato anche Sandra di Majo, di fatto non esiste. La biblioteca digitale consolida il ruolo del coordinamento centrale. Diventa, tuttavia, imperativo conoscere le esigenze degli utenti e rispondere in modo immediato e efficace alle loro richieste: studi, indagini, ricerche focus group diventano una parte strategica del lavoro del bibliotecario. Abbiamo oggi l’opportunità di migliorare il ruolo del bibliotecario universitario sia come qualifiche che come profili, con compiti diversificati, da quello del bibliotecario esperto (reference librarian, subject librarian, data librarian, ecc.) a quello che ha un ruolo leader di strategie e di coordinamento. Almeno due passi avanti per i bibliotecari universitari oggi, nessun passo indietro!!

Tavola Rotonda
Nel pomeriggio la tavola rotonda coordinata da Tommaso Giordano ha offerto alcuni spunti stimolanti sulla cooperazione. E’ stata aperta da Filippo Benfante membro del Comitato dell’Assolettori BNCF Firenze il quale ha espresso chiaramemte e semplicemente il punto di vista di un lettore sulle biblioteche. La sua richiesta è stata di avere ampi orari di apertura e accesso immediato ai documenti. L’esperienza di Benfante fa riferimento alla realtà della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ma anche nella biblioteca accademica è importante migliorare la comunicazione e lavorare sull’immagine e l’offerta di servizi molteplice e variegata. A seguire Michele Casalini ha espresso il punto di vista di un editore/aggregatore che è stato il primo editore italiano a lanciare una piattaforma digitale, oggi denominata Torrossa. In Italia, tuttavia, i contenuti scientifici degli editori stranieri prevalgono nello sviluppo delle collezioni della biblioteca; inoltre il meccanismo perverso della valutazione della ricerca spinge i ricercatori a pubblicare all’estero. Il rischio è di favorire la fuga di autori verso l’estero e di marginalizzare la cultura italiana che rimane poco visibile in rete. La collaborazione con le biblioteche e con le university press è, comunque, un’opportunità da non perdere per un editore/aggregatore. L’Open Access è una soluzione al problema della scarsa visibilità della cultura italiana. Lo ha detto, intervenendo, Paola Gargiulo che si è concentrata soprattutto sul tema degli Open Research Data e sul nuovo ruolo che i bibliotecari devono ritagliarsi nella gestione e conservazione dei dati della ricerca. La cooperazione interna con il corpo docente resta un elemento fondamentale per sviluppare nuovi servizi anche in chiave personalizzata. Il Data librarian figura emergente in Gran Bretagna e USA tra i profili professionali del bibliotecario accademico lavora a stretto contatto con le comunità di ricerca. Sugli Open Research Data sta investendo anche l’Unione Europea attraverso il finanziamento ad alcuni progetti di ricerca quali OpenAIREplus, EUDAT e RECODE. Liliana Morotti (Exlibirs) ha portato il punto di vista di un produttore di software per biblioteche ed ha sottolineato l’importanza di adottare standard internazionali e il più possibile aperti. Il ruolo delle biblioteche nella gestione dei metadati era e resta fondamentale, insieme alla cooperazione. I sistemi gestionali di prossima generazione, ha detto la Morotti, devono essere basati su un ambiente omogeneo attraverso il quale sia possibile gestire ogni tipologia di risorse locali o remote cartacee o elettroniche,bibliografiche o di altra natura, attraverso flussi di lavoro trasversali ed altamente automatizzati. Devono esistere più livelli di collaborazione e condivisione. A seguire Franco Alberto Pozzolo, coordinatore di CARE, ha discusso delle opportunità della cooperazione nei contratti. La difficile fase di transizione nella gestione dei contratti dal CINECA alla CRUI dovrebbe concludersi nel 2014. L’Assemblea dei Rettori, nell’ultima riunione, ha dato il via libera al progetto e ha al contempo deliberato di richiedere un contributo economico agli atenei unicamente a copertura delle spese per le negoziazioni effettuate nel periodo 2012-2013. La CRUI ha accolto numerose richieste fatte dagli atenei attraverso la Commissione Biblioteche che, come tutti gli organi di governo CRUI, dovrebbe rinnovarsi nei prossimi mesi. La discussione che si è sviluppata in seno alla Commissione Biblioteche e fuori (ad esempio Infer) ha portato a modifiche sostanziali del progetto iniziale. Laura Tallandini, presidente di CIPE, ha parlato del sistema bibliotecario dell’università di Padova che sfidando la crisi si rafforza e si rinnova ed ha ribadito che l’esperienza di CIPE è stata di successo perchè ha realizzato una forma di cooperazione dal basso. Le competenze interne sono state un valore aggiunto per il consorzio, che resta, al momento in Italia, l’unico vero consorzio di biblioteche

Conclusioni

In conclusione della giornata dell’Unconference si è cominciato a delineare una roadmap:

Nuovi servizi
1) Supporto alla Ricerca dovrà prevedere oltre ai servizi tradizionali, il supporto alla valutazione della ricerca ed alla pubblicazione fino a comprendere la conservazione, cura e gestione degli open data e dei dati di ricerca. 2) Supporto alla Didattica dovrà indirizzare i servizi della Biblioteca digitale per andare incontro alle esigenze degli studenti, insieme all’organizzazione delle attività per l’Information Literacy.

Nuove competenze
Come risultato dei nuovi e rinnovati servizi, occorre valorizzare ed estendere le competenze dei bibliotecari universitari per assumersi nuove responsabilità nella ricerca, nell’editoria e nella valutazione. Nuovi profili, per ora usando la parola inglese, come Repository manager, software manager, data curator, ecc. includono competenze sui metadati e protocolli di comunicazione dell’informazione, capacità di saper fare analisi di bilancio per calcolare costi dei servizi e loro benefici, come anche essere esperti di comunicazione per saper comunicare la biblioteca anche e soprattutto online, insieme a saper usare l’e-learning per la formazione degli utenti,

Cooperazione
Occorre uscire dal localismo, rafforzare la cooperazione cominciando da una maggiore integrazione con gli altri sistemi bibliotecari, archivistici e museali nel territorio estendendola, oltre le acquisizioni, ad altri servizi dove è meno percepita la convenienza economica e ci sono maggiori resistenze a cooperare.