di Sandra Di Majo
Sono passati tre anni da quanto l’attuale CER si è costituito, tre anni intensi e laboriosi. L’attività della Sezione Toscana si è articolata in più direzioni avvantaggiata anche dalla diversità di interessi, attitudini, esperienze professionali che ognuna di noi ha portato nel CER. Buoni contributi sono altresì venuti dai soci che hanno collaborato alle iniziative proposte, sollecitato la nostra partecipazione alle loro “battaglie”, aiutato Bibelot nell’obiettivo di rappresentare la voce di tutti.
Al di là di queste brevi annotazioni sul triennio quasi trascorso vorrei, rivolgendomi ai colleghi, guardare a quello che attende la Sezione per il prossimo futuro. Come probabilmente a tutti noto, il 15 Aprile ci sono state le elezioni ed il rinnovo degli organi elettivi, nazionali e regionali. Il nuovo CEN è composto oltre che da me da Susanna Giaccai (Vicepresidente), Eleonora Gargiulo (Segretaria), Grazia Asta, Lucia Bertini, Milvia Dabizzi.
A carico dei nuovi eletti, si presenta un panorama di novità, di situazioni non sempre facili da affrontare che richiede forte collaborazione tra CEN e CER regionali ed un altrettanto forte coinvolgimento e partecipazione da parte dei soci. In questo triennio il dialogo tra “centro” e “periferia” è stato aperto e continuo, e nessuno dei numerosi provvedimenti adottati è avvenuto senza che vi fosse un preventivo confronto con le Sezioni e anche direttamente con tutti gli associati. Un’impostazione che nel bilancio complessivo possiamo ritenere vincente e che tutti ci auguriamo caratterizzerà anche i prossimi CEN e CER.
Penso sia stato un non piccolo successo per l’Associazione aver ottenuto il riconoscimento della professione di bibliotecario, tra quelle non organizzate in “ordini e collegi” (Legge n. 4, 14.1.2013, “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”). I bibliotecari, al pari di altre categorie, sono professionisti dotati di una competenza specifica e certificata, indispensabile per organizzare e gestire le biblioteche. Principi che l’AIB ha sempre sostenuto e che ora vengono formalmente riconosciuti.
Non tutto certo può essere ottenuto “gratuitamente”. Non mi riferisco certo all’aumento della quota di iscrizione (per il 2014 ulteriormente aggravato dai 20 euro necessari a sostenere le spese della Commissione di certificazione), ma al fatto che associarsi all’AIB è d’ora in poi meno “automatico” che in passato. Chi vuole associarsi all’AIB dovrà documentare la proprie formazione e competenza acquisite attraverso il titolo di studio e l’esperienza lavorativa e non perdere di vista la necessità del continuo aggiornamento che è poi anche un modo per vivere più attivamente e felicemente il proprio ruolo. Essere parte dell’Associazione che rilasciando gli attestati di qualificazione professionale, impegna la sua reputazione e credibilità, richiede quindi da parte degli Associati, anche sul piano formale e pratico, un maggiore rigore. Ne è una prova il nuovo Regolamento di iscrizione che a prima vista a più d’uno potrà apparire complicato e restrittivo nonostante la presenza di norme transitorie, ad altri forse troppo permissivo anche per la presenza di queste. Alcuni, ci auguriamo non molti, rimpiangeranno forse un’Associazione , come comunità di persone che lavorano nelle biblioteche e condividono, sia pure nella diversità di posizioni e punti di vista, un’idea di base su biblioteche e bibliotecari. Alcuni vedranno questa trasformazione con la preoccupazione di ritrovarsi negli anni a venire in un’Associazione corporativa (ammetto anch’io di aver provato questa perplessità). Ma può rassicurare al riguardo la considerazione che la Legge n. 4/2013, parla di professioni che hanno come punto di riferimento gli utenti, una posizione da tempo assunta dall’AIB ed a cui fa espresso riferimento il “Codice deontologico del bibliotecario”, approvato il 122 maggio scorso, che dedica il suo primo articolo proprio ai “Doveri verso gli utenti”. Professionisti certificati e consapevoli, un bel traguardo certo. Ma se il lavoro non c’è? O se il mercato offre condizioni almeno a livello di retribuzione, umilianti? E’ difficile ignorare questi interrogativi avendo presenti i molti giovani i cui curricula abbondano di titoli di studio (laurea, master diversi) ed esperienze concrete di lavoro in biblioteca e/o negli archivi: L’AIB non lo ignora infatti; ed è ben consapevole che formazione, professione e lavoro devono andare di pari passo. Non per niente l’ultimo Congresso nazionale ha messo al centro questi temi e il sito nazionale dell’Associazione, elenca gli interventi fatti, di concerto CEN e CER, a difesa della professione e del lavoro in biblioteca (la campagna contro le gare al massimo ribasso, ne è un significativo esempio) e promuovendo nei confronti delle autorità competenti ai vari livelli la riflessione sul ruolo delle biblioteche, sull’ampliamento delle loro funzioni e servizi in una realtà in trasformazione, sull’importanza, proprio per il buon funzionamento delle biblioteche, di poter contare su personale dotato di una qualificazione professionale attestata da un’Associazione abilitata al riguardo.
Dopo l’approvazione della Legge 4, l’AIB ha chiesto infatti l’iscrizione all’elenco delle Associazioni abilitate a rilasciare attestazioni di qualificazione professionale presso il ministero dello sviluppo economico. Altrettanto importante la riflessione avviata sui percorsi formativi che dovranno fornire conoscenze e competenze adeguate ed opportunità per l’aggiornamento continuo guardando anche in una prospettiva europea, uno scenario aperto da una nuova direttiva della Comunità europea (2013/55/CE, 17 gennaio 2014), rivolta a favorire la mobilità dei professionisti dove esistano le condizioni di offerta e domanda di lavoro.
E’ un impegno, quello relativo a formazione ed aggiornamento, che l’AIB nel suo complesso e le Sezioni regionali devono assolvere nel modo migliore promuovendo proprie iniziative ed anche aprendosi alla collaborazione con l’Università, con altre Sezioni regionali, con le Associazioni rappresentative di professionisti del patrimonio culturale. Ma è anche necessario non stancarsi di premere sui committenti affinché favoriscano la formazione ed aggiornamento dei propri dipendenti. Ne va del funzionamento della biblioteca e quindi del prestigio e credibilità dell’Ente o Istituzione di cui la biblioteca è parte.
E’ su questa strada che chiunque assuma incarichi negli organi esecutivi nazionali e regionali dovrà misurarsi portando a compimento operazioni già avviate (non poco è stato fatto al riguardo dall’attuale CER, in una varietà di occasioni formative e con l’avvio di MAB, il coordinamento tra i professionisti di musei, biblioteche ed archivi) e affrontando con rinnovata energia temi ancora allo stato embrionale. Un cammino che richiede forte impegno e che sarà certo facilitato dal forte sostegno e fiducia che i bibliotecari daranno all’Associazione consentendole di presentarsi come veramente rappresentativa di tutta la professione.