di Antonella Lamberti
Dall’Arno al Rodano: potrei cominciare così, con un po’ d’ironia. Per essere più precisa, forse, dovrei dire però dal Bisenzio! Vivo a Firenze, infatti, ma dal 1987 lavoro a Campi Bisenzio, dove sono bibliotecaria per ragazzi nella Biblioteca di Villa Montalvo e documentalista di Liber.
Quando lo scorso anno ho letto in lista AIB la mail che invitava i bibliotecari italiani a candidarsi volontari al Congresso internazionale Ifla, a Lione nell’agosto 2014, ho pensato subito di farlo. Ho immaginato una bella esperienza e la possibilità di riunire le mie professionalità passate e presenti, dal momento che svariati anni fa sono stata hostess congressuale e accompagnatrice turistica, e che parlo alcune lingue straniere. Requisito essenziale del bando era infatti la conoscenza almeno dell’inglese e del francese. In cambio di sei mezze giornate di lavoro, era precisato, si offriva l’iscrizione gratuita al congresso e la possibilità di dormire in una residenza per studenti pagando una cifra contenuta. Inviato il mio curriculum come richiesto, sono stata sottoposta a un colloquio telefonico in lingua e a marzo ho appreso con gioia dall’organizzazione Ifla che la mia candidatura era stata accettata. Il 14 agosto sono partita per Lione per essere presente alla formazione obbligatoria del 15 agosto mattina.
Già prima di quella data però i coordinatori francesi Ifla si erano preoccupati di inviare tantissimo materiale informativo sia sull’ente in generale che sul congresso e la sua organizzazione in particolare, e inoltre, grazie al gruppo Facebook dei volontari che era stato creato, era stato possibile scambiarsi idee e informazioni, porre domande e avere risposte pressoché in tempo reale, nonché lanciare proposte per i giorni a Lione. Una volta insediati, il clima di lavoro è continuato su questo piano, di armonia tra esigenze organizzative, precisione nel definire tempi e mansioni e cura delle relazioni interpersonali e delle occasioni di svago.
Nei vari turni di lavoro ho affiancato persone diverse – la maggioranza dei circa 300 volontari era francese e dall’Italia eravamo solo 4, di cui due residenti ora in Francia – e ho apprezzato colleghe e colleghi di ogni età , dagli studenti universitari ai bibliotecari già in pensione. Tutti, indossati i gilet celesti che ci rendevano ben riconoscibili, abbiamo lavorato senza risparmiarci, restando in piedi anche per ore, a fornire indicazioni o distribuire cuffie per la traduzione. Nei momenti liberi ci incontravamo ancora, ad ascoltare magari la stessa conferenza o commissione di lavoro, o a visitare un museo, o nei “night-spots” nel centro di Lione, suggeriti da Ifla, dove volontari e congressisti potevamo trovarci la sera e dividere tavolo, bevute e chiacchiere. Abbiamo usato i social network per comunicare tra noi, e i cellulari, naturalmente, ma anche la lavagna a fogli mobili al palazzo dei congressi e i post-it alle porte delle stanze! (Nella città universitaria eravamo circa 90 volontari, alloggiati nella stessa palazzina).
Naturalmente anch’io ho potuto approfittare di alcune tra le numerose e interessantissime sessioni del Congresso. Ho assistito ai lavori di una Standing committee, quella delle Libraries for Children and Young Adults (Standing Committees: incontri di lavoro delle commissioni permanenti delle Sezioni Ifla. Possono essere seguite da osservatori non membri con il permesso del Presidente, che viene di solito accordato – vedi Manuale del volontario p. 20). Ho scoperto così che l’Italia non ha un rappresentante in questa sezione, e che nella passata edizione curata da Ifla di The world through the picture books, interessante presentazione degli albi illustrati più belli, selezionati dalle biblioteche del mondo tra quelli pubblicati nel proprio paese, grandi assenti sono stati il Ghana e l’Italia! – E qui ci vorrebbe uno smile con la bocca triste : ( – Ho partecipato al Caucus dei congressisti italiani (Caucus: incontro informale dei congressisti parlanti la stessa lingua – vedi Manuale del volontario pagina 19); ho seguito le emozionanti cerimonie di apertura e chiusura nell’impressionante auditorium; visitato la parte espositiva e ascoltato interventi di grande interesse. Quello che mi è accaduto è soprattutto che Ifla per me si è concretizzata, e da entità immateriale è diventata un insieme di persone reali, che ho visto lavorare, ho ascoltato, e apprezzato non solo per i contenuti ma anche per i toni, sempre pacati, e le modalità comunicative improntate a grande correttezza.
Tutti, volontari e congressisti, eravamo fortemente motivati, e usavamo il tempo libero per approfittare al massimo del congresso. Sentivo anche negli altri la passione per il proprio lavoro, tanto da ritrovarci a parlarne anche al di fuori dei luoghi ufficiali. La sensazione era che il titolo del congresso si esplicasse, oltre le occasioni ufficiali, nei nostri discorsi in tram o ai tavoli dei bar. Ammetto che qualche difficoltà di comprensione c’è stata, quando ho cercato per esempio di spiegare la situazione quotidiana di alcuni bibliotecari italiani. Sulle parole “esternalizzazione dei servizi” e “società partecipata” confesso che la mia conoscenza del francese non è bastata a spiegare in modo esauriente agli increduli colleghi d’oltralpe di cosa si trattasse in relazione ai bibliotecari!
Naturalmente sono nate poi amicizie ed idee e, come accade, forse non tutto si concretizzerà o andrà avanti. Ma questa immersione totale in un tale contesto internazionale mi ha ridato l’entusiasmo che nella piccola faticosa realtà di tutti i giorni stavo perdendo. Ritengo fondamentale aver vissuto questa esperienza. Spero che lo sguardo che ho potuto gettare lontano serva adesso a dare slancio nuovo alle mie attività vicine e quotidiane, in questa nuova consapevolezza che, sia pur difficile da raggiungere, un obiettivo per il mio lavoro esiste e posso andare in quella direzione.