di Susanna Giaccai
Recentemente è stato pubblicato il volume di Cristina Bambini e Tatiana Wakefield “La biblioteca diventa social” dall’Editrice Bibliografica. Il volume uscito nel marzo 2014 in versione cartacea ed e-book, é stato presentato in anteprima al convegno delle Stelline a Milano, con un intervento delle due autrici nella sessione mattutina del 14 marzo 2014 dal titolo “L’impatto dei nuovi media sulle biblioteche pubbliche”. Nelle sue pagine le autrici ci offrono un panorama chiaro ed analitico dei principali social network che la biblioteca può adottare per qualificare i propri servizi. In 40 pagine (quasi la metà del libro) vengono descritti i social network più noti: Facebook,Twitter, Foursquare, Anobii e simili, Google Plus, Linkedin ed infine Flickr, Instagram e Pinterest per le immagini e You Tube e Vimeo per i filmati. Di ogni servizio le autrici, con un piacevole linguaggio piano e discorsivo, fanno una breve introduzione con indicazioni delle sue origini ed evoluzione, e poi ne descrivono le principali funzionalità che la biblioteca può usare per la sua linea di comunicazione, anche sulla base di alcuni esempi significativi e offrendo molti link utili per approfondire il tema. Non manca anche da parte delle autrici la ripetuta notazione che tutti i social network stanno evolvendo; alcuni hanno avuto un’immediata crescita vorticosa ma non ne é chiara l’evoluzione, altri nati con certe funzionalità ne hanno poi sviluppate altre; infine i mutamenti sono indotti non solo dalle novità tecnologiche, ultima tra le quali la connessione continua resa possibile dagli smartphone e dai tablet, ma sta cambiamo velocemente la modalità di relazione delle persone che sono sempre connesse.
Per Facebook oltre ad una breve introduzione sulle funzionalità viene segnalata l’importanza della scelta dell’immagine che identifica la biblioteca, essa infatti deve essere coerente con il messaggio che la biblioteca vuole dare di sé. Allo stesso modo la scelta di consentire l’interazione agli utenti viene suggerita, altrimenti cade gran parte delle potenzialità dello strumento; tale interazione va tuttavia costantemente monitorata ed eventuali interventi di cancellazione devono essere realizzati in base ad una “Social media policy” che la biblioteca deve esplicitare.
Diverso strumento è Twitter che nato 2 anni dopo Facebook (2006) ha “solo” 250 milioni di utenti. Si tratta in sostanza di un microblogging che ammette messaggi di solo 14 caratteri ma che attraverso le proprie API consente l’interazione con moltissime altre applicazioni web. Esso quindi oltre a consentire l’invio di brevi messaggi a molti, consente di rigirare a molti un messaggio ricevuto; consente anche l’invio di un messaggio ad un singolo utente. La comunicazione in Twitter si basa sui follower (le persone che hanno deciso di seguire i nostri tweet) e sui following (le persone che avete deciso di seguire)e soprattutto sui retweet (cioè il rilancio verso altri utenti di un messaggio ricevuto): è questo il moltiplicatore dell’impatto di un tweet è quindi l’immagine che di sé dà la Biblioteca. Naturalmente il meccanismo va creato e controllato atttraverso una linea editoriale ben definita e condivisa dal personale della biblioteca. In sostanza si tratta di trasferire nella comunicazione via social network le regole sul servizio che ogni biblioteca ha o dovrebbe avere, con la differenza che il disordine e le contraddizioni nella comunicazione hanno nel web un impatto molto più ampio, dato che questi strumenti hanno come scopo principale la moltiplicazione e il rilancio della comunicazione.
Un servizio ancora diverso è Foursquare; si tratta di un’applicazione di condivisione basata sulla geo-localizzazione. Usandolo su smartphone o tablet rende possibile sia di individuare amici o servizi presenti nelle vicinanze, che di dichiarare la propria presenza in un luogo. Queste specifiche funzionalità consentono alla biblioteca da un lato di rendersi visibile a coloro che le passano vicino e segnalare loro eventi che si svolgono in biblioteca in quel momento oppure semplicemente segnalano la biblioteca con i suoi servizi a chi non la conosce; dall’altro lato consentono di comunicare a chi si dichiara presente in biblioteca suggerimenti di lettura, eventi in corso ecc. Gli esempi forniti dalle autrici aiutano a capire bene il funzionamento e l’uso dello strumento.
Più vicini alla specificità della biblioteca sono i tre social network dedicati alla lettura: Anobii, Goodreads e l’italiano Zazie. Le autrici ci segnalano che il primo, nato nel 2006 ottenendo subito un grande successo e giungendo oggi a 40 milioni di titoli di libri, è stato recentemente acquistato da un grande supermercato inglese e non è quindi chiaro che evoluzioni avrà. Gli altri due hanno piccole funzionalità diverse ma offrono entrambi la possibilità di gestire una vetrina di libri della biblioteca da connettere al proprio sito web, proporre novità o anche libri a tema con recensioni originali della biblioteca e offrono la possibilità di creare gruppi di lettura virtuali.
L’ultima sezione sui social network è dedicata alla condivisione di immagini. Flickr, Instagram e Pinterest sono gli strumenti che la biblioteca può adottare per promuoversi e comunicare attraverso le immagini. Il primo è il più vecchio e consolidato; utilizzato già dalla Library of Congress e dalla British Library che dal 2007 hanno messo progressivamente in linea centinaia di immagini presenti nelle proprie collezioni. Ad oggi le immagini della British Library sono oltre un milione e moltissime di queste hanno ricevuto una qualche catalogazione da parte di un milione e mezzo di volontari grazie allo specifico servizio “Mechanical curator” che rende facile la taggatura delle immagini. E’ evidente che lo strumento, di utilizzo piuttosto semplice, consente velocemente alle biblioteche di far conoscere molti pezzi delle proprie collezioni: fotografie, copertine, immagini di parti di libro o di documenti archivistici ecc. Le due autrici sottolineano qui con ampiezza le problematiche connesse al diritto d’autore per la gestione di questo materiale. Con caratteristiche maggiormente social di aggregatore di passioni catturate e condivise con le immagini Instagram e Pinterest fortemente centrate appunto sull’uso comunicativo delle immagini. Termina la descrizione del servizi di social network un paragrafo su due servizi per condividere video: You Tube e Vimeo. Un’attenta analisi illustra le differenze tra i due servizi.
Parte essenziale del libro sono gli ultimi due ampi capitoli da leggere con attenzione, dedicati il primo alle problematiche relative agli obiettivi, strategie, politiche della comunicazione, della biblioteche, le problematiche della privacy e le competenze necessarie al personale coinvolto nella sua gestione ed il secondo alle conseguenze che l’adozione di scelte comunicative di tipo social con gli utenti ha nell’organizzazione interna alla biblioteca. Scrivono infatti le autrici: “la biblioteca, oltre a porre attenzione alla sua funzione sociale, come luogo in cui si conserva il sapere, deve porre attenzione al sapere individuale e organizzativo, presente sia all’interno che all’esterno, spostando la propria attenzione più sulle persone che sulla struttura … Siamo in una situazione in cui vengono abbattuti tutti i livelli gerarchici, in cui la forza maggiore è data della cooperazione”.
La centralità dell’utente, slogan da anni ribadito nella nostra professione, ora diventa obiettivo vero e concreto. La biblioteca non sta ad aspettare eventuali reclami dell’utente, ma lo coinvolge direttamente nella elaborazione delle sue scelte programmatiche. Non a caso una intera sezione del libro é chiamata La biblioteca ascolta: “La biblioteca ascolta i propri utenti, perché è consapevole che nessuno meglio di loro, possa valutare servizi, segnalare criticità, manifestare bisogni, e impronta tutti i processi, anche quelli interni, sui principi della condivisione e collaborazione. L’intelligenza collettiva viene “sfruttata” per migliorare la gestione interna e i servizi erogati. La centralità dell’utente in questo contesto è spinta al suo massimo, coinvolgendo gli utenti nelle scelte della biblioteca e cercando di migliorare ed ampliare il rapporto con gli utenti stessi” e più avanti “I social media possono aiutare, per le loro caratteristiche, ad instaurare con l’utenza una comunicazione empatica, associando ai contenuti informativi, emozioni, senso di appartenenza e apertura, in uno scambio reciproco, dando, ricevendo e ricambiando e soprattutto offrendo l’opportunità di esprimersi ad ogni membro della community”.
Interessante sarebbe che le due autrici così come hanno sottolineato i doveri comunicativi e collaborativi della biblioteca, offrissero attraverso un blog un aggiornamento costante sulle evoluzioni dei social network di cui hanno parlato ed anche uno spazio di scambio con i lettori sulle problematiche connesse all’uso di questi strumenti per promuovere i servizi della biblioteca. La versione e-book è corredata da molti link attivi che consentono con facilità e velocemente di approfondire le citazioni indicate. Si aggiunge anche un’ampia bibliografia e sitografia. Unica pecca l’assenza di link attivi verso i molti articoli di “Biblioteche oggi” citati ed oggi recuperabili anche direttamente online.