La mia storia professionale inizia come stagista preso l’Accademia Chigiana di Siena, negli anni universitari e di conservatorio: poter frequentare quelle mura ricche di musiche e di personalità del mondo concertistico era per me un sogno e, con il senno di poi, una vera esperienza formativa. Dalla biblioteca e archivio della Chigiana sono passata a quella della Scuola di Musica di Fiesole, specializzandomi nel frattempo con un master in gestione di biblioteche storiche. Oltre due anni di lavoro alla Biblioteca Nazionale di Firenze catalogando musica a stampa e manoscritta, monografie, libretti e programmi di sala mi hanno dato la possibilità di approfondire le tematiche della catalogazione partecipata confrontandomi con le potenzialità e i limiti di una formazione specialistica e di una tecnologia informatica in rapido sviluppo. Parallelamente, il contatto quotidiano con gli studenti e i musicisti che frequentavano la biblioteca della Scuola di Musica di Fiesole mi ha dato – allora come adesso – la possibilità di avere un osservatorio privilegiato rispetto alle richieste di un’utenza “viva” alla ricerca di musica con l’unico scopo di eseguirla. A tutto questo si aggiunga la ricerca storico-musicologica che ciclicamente mi permette di ritornare utente, di passare al di là del bancone rispettando le lunghe procedure e i brevi orari di apertura, vivendo talvolta i malfunzionamenti delle strutture e più spesso le grandi soddisfazioni dello studio scientifico.
Il precariato comune alla mia generazione mi ha portato ad accettare progetti di riordino, catalogazione e gestione di fondi musicali in ambienti lavorativi molto diversi fra loro, così come diversi erano i risultati professionali che mi venivano richiesti sebbene rientrassero sempre nel mondo della biblioteconomia musicale. Il riordino della biblioteca personale di un direttore d’orchestra vivente presuppone un approccio differente rispetto alla catalogazione analitica di cd nell’opac delle università americane, la messa in funzione della biblioteca di didattica un istituto musicale necessita di competenze diverse dalla descrizione catalografica di manoscritti antichi e rari di un conservatorio, così come per l’inventariazione dell’archivio musicale della banda non si seguono le stesse procedure per l’inserimento del Sestetto mistico di Hector Villa-Lobos in edizione Eschig nella rete documentaria provinciale.
La grande flessibilità richiestami sul lavoro insieme alla partecipazione attiva alla IAML, prima nazionale e poi internazionale, all’AIB, in particolare nel gruppo di lavoro delle Biblioteche d’Autore, all’ANAI per una formazione archivistica e al MAB, e gli scambi di opinioni con professionisti di ambiti diversi ma con esperienze a volte simili, mi hanno da sempre stimolato riflessioni e idee. Negli ultimi anni queste vanno in un’unica direzione, quella della presa di coscienza comune sulla necessità di integrare operativamente le specifiche competenze professionali formatesi all’interno delle discipline biblioteconomiche, archivistiche e musicologiche, creando team di lavoro sinergici basati su obiettivi condivisi. Dopo decenni di lavoro da parte delle comunità di bibliotecari, archivisti e studiosi per sviluppare standard e norme condivise, software adatti ad accogliere e gestire milioni di informazioni, procedure e buone pratiche per migliorare lavoro e servizi, penso sia arrivato il momento di riunire e condividere le proprie competenze specialistiche in funzione della manifestazione (prendendo a prestito la terminologia FRBR) di una creazione artistica e intellettuale che nel mio ambito lavorativo si indentifica con i tanti fondi, archivi e raccolte musicali presenti in Toscana. Sono essi importanti eredità di compositori, musicisti, musicologi, intellettuali, società cittadine e istituzioni religiose che vanno a comporre l’intera nostra storia culturale e civile.
Da qui nasce il Centro di Documentazione Musicale della Toscana (www.cedomus.toscana.it), frutto della convenzione tra Regione Toscana e Scuola di Musica di Fiesole, quale supporto alla gestione delle fonti musicali conservate in istituzioni pubbliche e private, specializzate e non, del nostro territorio. Il CeDoMus Toscana vuole essere un servizio rivolto agli operatori che si trovano a lavorare con musica notata («musica scritta in forma leggibile a mano, a stampa o in formato elettronico», ciò che comunemente viene definito spartito o partitura), libretti per musica, monografie e periodici di argomento musicale. L’ottica di azione è quella di fornire strumenti di lavoro professionali e soluzioni adeguate alla gestione di questa particolare tipologia di risorsa inserita all’interno di raccolte librarie e documentarie più ampie o riunite in fondi musicali specifici.
Un servizio che si rivolge al territorio ma che non è, per questo, locale nel senso di limitato: è necessario instaurare un rapporto diretto con le realtà regionali per conoscere nello specifico il patrimonio bibliografico musicale della Toscana ed entrare nel vivo delle problematiche gestionali di tali risorse. La musica, come detto, è custodita in ambienti molto diversi fra loro, non sempre inseriti nell’orbita culturale delle biblioteche e degli archivi e ogni singolo caso richiede uno studio e un “progetto” dedicato. D’altra parte, proprio dalla ricognizione che il CeDoMus sta portando avanti tramite il censimento dei fondi musicali presenti in Toscana, emergono tipologie documentarie simili, i cui dati possono andare a implementare le banche dati nazionali e internazionali così come le problematiche ad arricchire il dibattito scientifico e professionale.
Il CeDoMus Toscana vuole essere un ponte tra la realtà regionale, dove opera a stretto contatto con bibliotecari, archivisti, musici e storici, e quella nazionale con la quale condivide la ricchezza del patrimonio bibliografico attraverso la partecipazioni a progetti statali. Viceversa, nel lavoro quotidiano aiuta ad applicare i risultati della riflessione professionale internazionale e facilita l’entrata della storia musicale toscana nell’eredità culturale italiana.