Un SOS per la Biblioteca universitaria di Pisa

di Sandra Di Majo

Quanto valgono le biblioteche? Se lo domandano, specie in questo periodo di crisi di risorse, bibliotecari e specialisti del settore impegnati a dimostrare, anche con il ricorso ad indagini sociali, quanto le biblioteche contribuiscano alla crescita degli individui ed al benessere complessivo della società.

A giudicare dalla coralità delle reazioni suscitate dal recente provvedimento di chiusura della Biblioteca universitaria di Pisa, la sua immagine nella città ed il ruolo che vi svolge sono certamente rilevanti. All’ordinanza del sindaco che il 29 Maggio scorso ha disposto la chiusura della Sapienza dove la B. U. è collocata dal 1823, ha fatto immediato seguito un appello promosso da intellettuali e studiosi di più generazioni che dopo sole 48 ore aveva raggiunto 300 firme e che ad oggi ne conta oltre un migliaio anche provenienti dall’estero (il testo completo dell’appello si trova su firenze.repubblica.it ; per aderire www.firmiamo.it/per-biblioteca-universitaria-pisa). Ma non sono solo intellettuali, studiosi, studenti e comuni cittadini a mobilitarsi per una rapida soluzione al provvisorio trasferimento del patrimonio documentario presso una sede adatta ed al ritorno della B.U. in Sapienza non appena la stabilità del palazzo sarà ripristinata. Una vasta adesione a questa tesi è stata espressa anche dal mondo politico cittadino per estendersi poi a livello nazionale: numerosi deputati del Pd hanno rivolto infatti un’interpellanza parlamentare al Ministro Ornaghi per conoscerne l’orientamento e le misure che intende prendere. Come Sezione toscana dell’Associazione italiana biblioteche non possiamo non sentirci coinvolti nella vicenda che desideriamo seguire da vicino, aprendo un dibattito attraverso Bibelot . Cominciamo con un’intervista a Sandra Pesante direttrice della Biblioteca Universitaria.

D. Ci puoi dare un brevissimo lineamento storico della Biblioteca e parlarci dell’attività che attualmente svolge?

R. La Biblioteca è stata aperta al pubblico nel 1742. Per un lungo periodo ha avuto una funzione strettamente legata all’Università ed alla sua attività didattica e scientifica, ma dalla metà del ‘900 ha accentuato la sua dimensione di biblioteca pubblica anche perché titolare del deposito legale ed assunto la dimensione e la funzione di biblioteca della città.

D. Sappiamo, è ben descritto nell’appello già ricordato e ne hanno parlato i quotidiani locali e non, della ricchezza del patrimonio documentario che la rende un punto di riferimento per docenti e studiosi italiani e stranieri. Come si è costituito e sedimentato nel tempo questo patrimonio?

R. Senza al momento inoltrarmi in una descrizione estesa per la quale rinvio al sito web della Biblioteca (http://www.pisa.sbn.it), mi limito a ricordare che, accanto all’incremento legato all’attività didattica e di ricerca dell’Università, un parte molto rilevante nella crescita l’hanno avuta i lasciti di professori universitari e studiosi, a partire da quello di Giuseppe Averani che può considerarsi tra i fondi costitutivi. A questo molto altri sono seguiti fino a tempi recenti; l’ultimo entrato è la biblioteca di Carlo Alberto Madrignani, poi anche per mancanza di spazio, la Biblioteca ha dovuto mettere un freno rinunciando a significative offerte.

D. Un aspetto cui la Biblioteca ha dato particolare attenzione da alcuni anni riguarda le iniziative rivolte a far conoscere il suo patrimonio creando occasioni di incontro e di partecipazione per un pubblico ben oltre la cerchia di studiosi e studenti e realizzate con la collaborazione dell’Università, degli Enti locali e di varie Associazioni culturali. Quali ricadute ha prodotto questa politica? Come ha contribuito a rafforzare il suo legame con la città?

R. Ha certamente consentito di superare l’immagine di Biblioteca- Museo acquisita nel tempo dalla Biblioteca per offrirne una più dinamica ed aperta.

D. Quali soluzioni si intravedono, se riescono al momento ad intravvedersi, per la sistemazione temporanea del patrimonio e la sua tutela, per garantirne in qualche modo l’accesso, perché il personale possa continuare a svolgere serenamente la sua attività?E per la sistemazione definitiva?

R. Sono state fatte diverse proposte, ma non si è ancora arrivati a quella in grado di rispondere alle diverse esigenze. Da molti, compresa la Direzione del Ministero per i Beni e le attività culturali da cui la Biblioteca dipende, si auspica il ritorno nella Sapienza una volta realizzati i lavori di consolidamento. Siamo comunque aperti ad altre soluzioni che tengano conto delle necessità di accesso, di fruizione, di conservazione e tutela di un patrimonio documentario unico. Una soluzione ragionevole, a cui anche in passato si era pensato (a parte l’urgenza attuale, più di una volta era stato prospettato lo spostamento della Biblioteca data l’insufficienza di spazi per la crescita) è lasciare il materiale più antico e raro presso la Sapienza e trasferire il patrimonio più recente in una sede adeguata sempre comunque ben collegata al centro della città.

D. Una volta trovata la soluzione (temporanea o definitiva) è prevedibile ripristinare a non troppo remota scadenza l’accesso ai cataloghi ed alle collezioni? Come pensate di organizzarvi?

R. Non è una risposta facile in questo momento. Posso assicurare però che l’impegno della Biblioteca si muoverà in primo luogo in direzione di quell’obiettivo.

D. Da diversi anni la B.U. ha avviato una politica di digitalizzazione di alcune importanti collezioni. Quali? Sono accessibili liberamente in rete?

R. Sono in rete i cataloghi storici (quelli a volume) e tramite Internet culturale (http://www.internetculturale.it) quanto è stato digitalizzato nell’ambito del progetto Candido (ad esempio tutto il fondo riguardante l’Orto botanico antico). Attraverso il sito della Biblioteca si può accedere alla raccolta di periodici pisani dell’Ottocento e proprio in questi giorni è disponibile in Internet tutto il fondo Rosellini, progetto realizzato dall’Istituto di Egittologia dell’Università di Pisa in collaborazione con la Biblioteca che conserva il fondo.

D. Il personale della Biblioteca, provvisoriamente accolto presso la Soprintendenza, ha diffuso un appello (per sottoscriverlo mandare una mail a: lavoratori@yahoo.com) a favore del ritorno della Biblioteca in Sapienza chiedendo anche di poter in questo periodo svolgere il servizio presso la Domus Galileiana. Lo ritieni realizzabile?

R. La proposta è ragionevole anche perché la Domus conserva un ‘importante raccolta di testi di proprietà della Biblioteca universitaria, ma ancora tutta da valutare. Comunque il personale continua a curare diverse attività tra cui quelle relative al deposito legale che non si vuole interrompere. Inoltre presto sarà impegnato nel trasferimento delle raccolte.

D. Alcuni anni fa era stato proposto di trasferire le Biblioteche universitarie statali alle Università. l’AIB aveva aderito e pensa di tornare sull’argomento. Cosa ne pensi? Quali sono gli ostacoli alla realizzazione?

R. A suo tempo ho sostenuto la bontà della proposta (ne avevo scritto proprio su Bibelot) che si è tuttavia mostrata di difficile applicazione ed infatti al momento solo la Biblioteca universitaria di Bologna si è mossa in questa direzione. Uno dei problemi è certamente legato al diverso status del personale rispetto a quello delle Università.

D. Un’ ultima domanda. Siamo spesso invitati a guardare alla crisi come stimolo per metterci in discussione e rinnovarci. Ritieni sia un criterio applicabile anche alla B.U.?

R. La crisi ha influito pesantemente in particolare sulle biblioteche statali e la situazione attuale non incoraggia all’ottimismo. Intendiamo comunque proseguire negli interventi di razionalizzazione già avviati, anche in direzione di un più ampia cooperazione a livello cittadino in particolare per la condivisione nella conservazione dei periodici. E’ però necessario tornare quanto prima ad una situazione di normalità e mi auguro che, passata questa fase di forte partecipazione, non si spengano i riflettori sulla Biblioteca.