Facilitatori bibliotecari
Abstract
L’articolo illustra alcuni elementi rivolti al bibliotecario, che è chiamato a divenire un “facilitatore” nelle dinamiche interne al team di lavoro e nelle dinamiche esterne con utenti ed enti del territorio in una visione che da trent'anni promuoviamo, approfondendo la facilitazione dei gruppi e la figura del facilitatore e virando sensibilmente dai metodi e dalle culture centrate sulla competizione, l’individualismo, la divisione. Coi problemi sempre più intrecciati, con le crisi che si succedono una dentro l’altra, il “capitale umano” va curato con modalità non più novecentesche, ma di nuova generazione. Le tanto auspicate capacità di resilienza, flessibilità, convivenza, di learning continuo, richiedono climi, comportamenti, parole, nuove intelligenze da impiegare. Riteniamo che un bibliotecario non può non avere in forma essenziale queste nuove capacità, che lo portino concretamente a creare gruppo più agevolmente, a creare staff coesi, a gestire conflitti e malessere, a esercitare forme di leadership empatica e facilitatrice, a fare rete sul territorio, con nuove capacità, che le scienze (psicologia, neurobiologia, pedagogia, management comportamentale) mettono a disposizione.
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