Vedianche
Anno 21 numero 1/2 2011
E' arrivato il momento
Oriana
Cartaregia
Nel secondo numero doppio di “Vedi anche” del 2008
[Cfr: O. Cartaregia, Vedi
anche vedi ancora, “Vedi anche” nn. 3-4, a.
16 (2008)] nell’annunciare il di direzione e il rinnovo
della redazione della rivista avevo con orgoglio sostenuto la
volontà di proseguire la tradizione cartacea del nostro
notiziario. Oggi mi accingo a comunicare ai soci liguri e a quanti
sono affezionati alla nostra piccola rivista che da questo
numero in avanti, non essendo più possibile per
la Sezione Liguria dell’AIB sostenere l’onere
economico della stampa e
spedizione, è arrivato il momento della pubblicazione solo
in
formato digitale.
Questa trasformazione, temuta, ma di fatto in atto da tempo con
l’inserimento
della versione parallela in formato pdf nelle
vecchie pagine web della sezione Liguria rappresenta solo in
parte una resa
all’economicità del digitale.
Se
infatti questo numero è solo la versione in formato pdf
della rivista tradizionale
pubblicato nelle nuove
pagine web della
Sezione stiamo lavorando
affinché il passaggio si traduca in un ‘salto di
qualità’ che ci consenta un ampliamento di
orizzonti.
Con il nuovo CER della Sezione Liguria dell’AIB e in particolare
con Laura Testoni, che assume le funzioni di caporedattrice in
sostituzione della dimissionaria Federica Imperiale (che ringraziamo e
con la quale ci auguriamo di proseguire il lavoro comune con la rubrica
“La buca elettronica 2.0”), abbiamo pensato di studiare una
modalità di pubblicazione online che esalti le caratteristiche
dei periodici digitali e che consenta ai lettori una navigazione nei
testi più semplice e agile.
Il modello strutturale che molto probabilmente verrà adottato,
si spera dal prossimo numero, potrebbe essere quello fornito dal
software OJS (open journal system) felicemente utilizzato per la
pubblicazione della rivista Jlis.
Come si può intuire il progetto è ambizioso e i passi da
fare, sia tecnici sia burocratici, complessi, necessitanti studio e
scelte non semplici.
Non ci resta che incrociare le dita pronunciando più che mai:
“Vedi anche vedi ancora”.