Vedianche - Notiziario della Sezione Ligure dell'Associazione Italiana Biblioteche
Numero 1-2 Vol. 22 Anno 2012 ISSN 2281-0617
La biblioteca spiegata agli studenti universitari. Conversazione con Mauro Guerrini
Mauro Guerrini, Laura Testoni
Laura Testoni: Il
libro di Mauro Guerrini, con Carlo Bianchini e Andrea Capaccioni,
è un oggetto più complesso di quanto potrebbe sembrare a
prima vista. Non è un manuale; non ne ha l'approccio meramente
didascalico e compilativo, tuttavia ne adotta il linguaggio chiaro e
nitido, e il tentativo di spiegare in modo semplice, e senza eccessivi
tecnicismi, concetti complessi. A partire dal titolo, non si rivolge ai
bibliotecari, ma agli studenti, cioè gli utenti di base delle
biblioteche accademiche.
Il primo e più evidente livello di
lettura, quello che emerge dal titolo e dal paratesto, ci consegna
quindi un "libro-tutorial" per accompagnare gli studenti
nel loro viaggio nel mondo dell'informazione; uno strumento per far
loro comprendere cosa c'e' "dietro" la biblioteca, e quanto sia
complesso e affascinante il mondo dell'informazione scientifica. Poi
c'è un secondo livello di lettura, in cui ci pare emerga un
messaggio destinato ai bibliotecari. Questo "messaggio" traspare da
alcuni aspetti: il "basso continuo ranganathiano" che attraversa
tutto il testo: molte frasi e spunti evocano Ranganathan in modo
inequivocabile, e questa eco evidentemente sfugge allo studente /
utente della biblioteca, ma non al bibliotecario. C'è inoltre
una istanza definitoria che accompagna tutto il testo, una
volontà forte e non occasionale di definire oggetti e concetti.
La prima domanda quindi è:
quale messaggio vuole trasmettere, tra le righe, l'Autore ai
bibliotecari? Cosa vuole dire ai professionisti un testo apparentemente
indirizzato all'utenza?
Mauro Guerrini: Il libro
parte dalla convinzione che i bibliotecari svolgono un ruolo
fondamentale. Essi sono il trait d’union tra le raccolte e gli
utenti tramite i servizi offerti dalla biblioteca, sono professionisti
dell'informazione che possiedono le competenze per poter valutare,
selezionare e rendere disponibili le risorse utili ai bisogni
diversificati di ciascun lettore, nel sempre più vasto, mobile e
complesso universo bibliografico. I bibliotecari sono, pertanto, gli
artefici dinamici della gestione della biblioteca e dei suoi servizi.
La fruizione delle risorse bibliografiche da parte del lettore, locale
e remoto, costituisce il loro oggetto d’interesse e di cura,
soprattutto nell’attività di reference. Il messaggio che
vorremmo trasmettere è semplice: il funzionamento ottimale di
una biblioteca dipende da due fattori: l’ampiezza
dell’offerta informativa e la professionalità dei
bibliotecari. Per questo, il libro può risultare un'utile
sintesi delle principali tendenze della biblioteconomia contemporanea.
LT: Nel
dibattito che si è svolto nell'Ateneo di Genova il 3 dicembre
l'Autore ha sottolineato che il libro è un testo di teoria
biblioteconomica "militante". Se la biblioteconomia vuole essere al
servizio delle biblioteche e della professione bibliotecaria
(così come la medicina è al servizio dei pazienti e della
professione medica), deve configurarsi come un insieme di "skills", di
saperi concreti, affondati nelle radici profonde delle discipline del
libro. A partire da queste considerazioni l'opzione culturale che il
libro adotta a favore dei “saperi concreti” e orientati al
servizio appare netta.
La seconda domanda quindi è:
quali "saperi concreti" emergono oggi come maggiormente urgenti e
necessari, a suo parere, nella nostra professione?
MG: Sì, per quanto mi
riguarda, e senza voler peccare di presunzione, il volume si configura
come una visione della biblioteconomia; in questo senso è
un’opera “teorica”, proprio nella sua dimensione
apparentemente pragmatica; spero emerga il concetto di una
biblioteconomia militante, che indaga sulle modalità di
trasmissione della conoscenza registrata, sui “contenitori”
delle opere e sugli strumenti di informazione e di mediazione tra
universo bibliografico e lettore; di una biblioteconomia, insomma,
utile per il lettore e per la professione, opposta, alla visione di una
biblioteconomia lontana dalla realtà delle biblioteche e degli
utenti, che si crogiola solo di saperi del passato, incapace di
riflettere sul presente e sul futuro. Il libro, infatti, mentre si
presenta come una guida all’uso della biblioteca per gli studenti
universitari (e spero lo sia!), si rivolge a un pubblico più
ampio, con lo scopo di spiegare le ragioni e gli strumenti della
ricerca bibliografica, le modalità per cercare (capitolo 1) e
individuare le informazioni e le risorse cartacee ed elettroniche
(capitolo 2), i criteri per selezionare quelle che interessano
(capitolo 3), le condizioni e le modalità per ottenerle
(capitolo 4). Il bibliotecario comprende subito che la struttura del
libro richiama le funzioni-utente di FRBR, altra opera che, insieme al
pensiero di Ranganathan, sottende la struttura del libro. Riteniamo sia
importante presentare la biblioteca come luogo della scoperta, della
disseminazione e della memoria della conoscenza registrata, come spazio
per l’apprendimento individuale e di gruppo. Il libro, insomma,
vorrebbe fungere da bussola che indichi punti di riferimento sicuri. I
saperi concreti sono molti, ma ancor più importante, per gli
studenti universitari, credo sia illustrare un metodo per la ricerca e
non fornire soluzioni preconfezionate, che, tra l’altro,
diverrebbero presto obsolete. Secondo l’antico detto cinese
assunto come epigrafe, infatti: “Dare agli uomini del pesce non
equivale a insegnare loro a pescare”. Chi apprende un metodo sa
sempre cavarsela al variare delle situazioni e dei contesti in cui
opera. Nel nostro caso, imparare a cercare, selezionare e ottenere
informazioni e risorse significa, soprattutto, imparare a studiare,
impiegando il tempo in modo razionale, funzionale e produttivo.
È indispensabile spiegare che le informazioni non sono neutre, e
che è, pertanto, necessario conoscere chi le produce,
perché sono prodotte, come sono prodotte, per chi sono prodotte
e diffuse; occorre, cioè, insegnare a ricercare e studiare in
modo consapevole.
LT: Uno
degli aspetti più sorprendenti del libro, che è molto
denso nonostante le dimensioni apparentemente esili, è che
riesce a toccare tutti i temi della biblioteconomia, nessuno escluso,
da FRBR al servizio di riproduzione. Per ogni tema è riservato
un intero capitolo, un paragrafo, una definizione, un riquadro. Nel
trattato nessun tema di biblioteconomia contemporanea ci pare sia
omesso.
La terza domanda è se, in
effetti, c'è qualche tema che ha scelto di non trattare. In
altre parole: qual è il capitolo mancante del libro?
MG: Ti ringrazio di aver
notato che il libro, pur nella sua brevità, tratta tutti i vari
aspetti della biblioteconomia moderna, dal punto di vista del lettore.
Ne sono rimasto colpito anch’io, quando l’ho riletto e
usato concretamente per il corso di biblioteconomia agli studenti
dell’Università di Firenze. L'idea era scrivere un saggio
sulle biblioteche ponendosi dalla parte degli utenti o, più
esattamente, dalla parte degli studenti. Abbiamo pertanto omesso tutti
gli aspetti relativi alle attività di back office, tipiche del
lavoro specifico del bibliotecario, in quanto non pertinenti con
ciò che crediamo interessi l’utente; questi aspetti, in
realtà, sono delineati o meglio indagati per quel poco che
basta. Questi temi (acquisizione delle raccolte, regole di
catalogazione, organizzazione dei servizi) potrebbero essere trattati
in un secondo libro: la biblioteca spiegata all’aspirante
bibliotecario! Che ne pensi?
LT: Il
tema della Comunità come destinatario ultimo del servizio
bibliotecario è molto presente nel dibattito biblioteconomico
attuale. David Lankes, ad esempio, insiste sul concetto del
bibliotecario come persona che, attraverso le sue competenze
professionali, promuove e rende migliore la Comunità in cui
opera. Nelle biblioteche accademiche il concetto esteso, e talvolta un
po'vago, di Comunità va rimodulato e declinato come
"comunità scientifica", insieme di persone che condivide
specifici interessi teorici/disciplinari. Nelle università
può capitare, tuttavia, che la comunità scientifica abbia
verso la biblioteca comportamenti o approcci impropri.
La quarta e ultima domanda è:
se il suo libro si intitolasse "La biblioteca spiegata ai docenti
universitari" quale sarebbe il primo punto che porrebbe al centro del
libro? Cosa sarebbe necessario, oggi, "spiegare" ai docenti
universitari?
MG: Il primo punto sarebbe
proprio come impostare una ricerca bibliografica; addirittura spiegare
la vastità dell’universo bibliografico, non ugualmente
conosciuta dai docenti dei diversi settori disciplinari. Credo,
tuttavia, che il testo rimarrebbe così com’è. Per
questo, a un certo momento mi è venuto in mente di aggiungere,
nel titolo, “rivolta agli studenti e ai docenti”; mi
sembrava provocatorio, ma non più di tanto. Molti docenti,
purtroppo, non conoscono la biblioteca e i suoi servizi e quando li
conoscono si meravigliano positivamente. Le figure erudite di un tempo,
che trascorrevano buona parte della giornata in biblioteca, e che
conoscevano certi dettagli del lavoro bibliotecario, sono poche;
è vero che internet consente di lavorare da casa (e lo faccio
anch’io), ma è
anche vero che certi servizi sono possibili
grazie al lavoro silente ed essenziale del bibliotecario, alla sua capacità
di organizzare la biblioteca digitale; l'utente, infatti, anche da remoto,
può accedere alle risorse (in particolare alle banche dati), specie
quelle a pagamento, in genere molto costose, il cui acquisto implica contrattazioni
molto professionali, spesso a livello nazionale, in modo consorziato,
per poter consentire all'utente di "ottenerle" disponibili anche dal computer di casa.
La biblioteca insomma sta cambiando perché sta
trasformandosi il mondo della comunicazione scientifica. In questo
senso, le informazioni e le indicazioni contenute nel libro possono
essere utili anche ai docenti che, presi dalla ricerca e assorbiti
dalla didattica, non hanno il tempo per poter approfondire gli
strumenti del loro lavoro e per cogliere i cambiamenti in atto.
È un paradosso, ma molto spesso è così!