Vedianche
- Notiziario della Sezione Ligure dell'Associazione Italiana
Biblioteche
Numero 1 Vol. 23 Anno 2013 ISSN 2281-0617
Splendori e miserie delle donazioni
Alessandra
Longobardi
Potrebbe suonare polemico parlare di selezione di doni in una
congiuntura economica che rende le donazioni a volte l'unica
possibilità di incrementare il patrimonio. L'incremento
delle collezioni dà una buona impressione del servizio
presso gli utenti; il loro aumento in base alla popolazione
è un aspetto della qualità delle biblioteche; nel
caso delle biblioteche pubbliche statali è uno specifico
obiettivo secondo il DPR 417/95 che le regolamenta, e dunque anche su
questo si valutano le performance del dirigente. Ma comporta costi
nascosti: il tempo necessario per la valutazione della
congruità del dono con le raccolte, lo spazio da destinare
ai libri donati, a volte in quantità ingenti, le risorse per
la conservazione di materiale antico o deteriorato, la
necessità di stabilire una policy che possa essere
chiaramente presentata a coloro che desiderano fare una donazione, per
eliminare la possibilità di ricorsi e assicurare una
relazione utente-bibliotecario-istituzione che non smetta di essere
positiva [1] .
La selezione dei doni non dovrebbe suscitare dubbi eccessivi
all'interno di una biblioteca che ha meditato sulla storia e la
finalità delle proprie raccolte e da questa riflessione ha
fatto scaturire la sua carta delle collezioni e il conseguente piano di
sviluppo: Giovanni Solimine ha scritto che "una pubblicazione che non
rientra nei fini e negli obiettivi di una biblioteca non dovrebbe
essere inserita nella sua raccolta, indipendentemente dal fatto che
essa debba essere pagata o no" [2]
. Una volta descritte le raccolte esistenti, tenendo conto delle
motivazioni storiche che le hanno portate a far parte della biblioteca,
una volta analizzate l'utenza reale e potenziale con i suoi bisogni
informativi, e di conseguenza le lacune da colmare e le sezioni da
incrementare, ci si trova in possesso della bussola in base alla quale
è più agevole la scelta se accettare o meno un
dono.
La carta delle collezioni è strumento indispensabile alle
biblioteche di pubblica lettura [3]
, ma è utile a qualsiasi tipologia di biblioteca, dalle
biblioteche di conservazione alle specializzate alle scolastiche, ed
è ovvio come, pur esistendo strumenti e metodi standard che
aiutano la valutazione, ogni biblioteca debba dedicarsi alla analisi
della propria situazione in quanto non esistono soluzioni generiche di
fronte a servizi così differenti.
Ciò non toglie che in certi casi sia difficile non accettare
un dono. Quando si tratta di piccole donazioni di privati è
sufficiente stabilire a priori e per iscritto le linee guida che
indicano le tipologie di doni accettati; con le piccole donazioni
è anche possibile, ed è un sistema adottato da
diverse biblioteche, destinare i doni non accettati a un punto
bookcrossing ospitato in biblioteca, sempre facendone preventiva
comunicazione, oppure individuare sul territorio associazioni
interessate alla raccolta di libri usati ove indirizzare il donatore.
La questione diventa più delicata quando la donazione fa
parte di un'iniziativa nazionale di grande richiamo ed è
guidata non da bibliotecari, ma da editori e librai. In questi casi
è necessario valutare attentamente lo spazio lasciato alla
scelta dei libri da parte della singola biblioteca, per assicurarsi che
le acquisizioni rimangano nell'ambito del piano di sviluppo della
biblioteca. Iniziative come quelle, recenti, delle librerie Giunti al
punto (Dona un libro alla biblioteca della tua città, agosto
2012) e dell'Associazione Italiana Editori (Amo chi legge... e gli
regalo un libro, maggio 2013), oltre a venire salutate come un
importante momento di sensibilizzazione, vanno valutate prima
dell'adesione riguardo alle garanzie date alla singola biblioteca nella
possibilità di indirizzare la scelta del libro da donare. In
questo è fondamentale la collaborazione con i librai, che al
di là delle liste ufficiali (e a maggior ragione in mancanza
di queste, come successo nell'iniziativa Giunti) offrono la loro
professionalità coordinandosi con le biblioteche per la
redazione di liste di libri preferiti o consigliando il singolo
acquirente verso una scelta di maggior qualità.
Altro caso è quello delle donazioni di intere biblioteche
private. Di fronte a questa evenienza il rischio di inquinare le
collezioni è molto più forte, vista la
quantità di materiale che entra e a volte la
necessità di acquistare documenti che servano da strumenti
di corredo per lo studio del nuovo fondo. Inoltre si pongono problemi
logistici, di conservazione e di trattamento biblioteconomico.
Valutata in ogni caso la congruenza della raccolta con la fisionomia
della biblioteca, si pone la questione di come valorizzarla al meglio
con le risorse a disposizione. Capita infatti che un fondo venga donato
a una biblioteca che non ha sufficienti spazi, personale e risorse
finanziarie per collocarlo, catalogarlo e renderlo disponibile al
pubblico: in questi casi è opportuno individuare dei partner
con cui stipulare accordi di collaborazione, nelle forme ad esempio
dell'associazione pubblico-privata o della convenzione fra enti [4].
La donazione di un fondo, pur con tutte le responsabilità
che comporta, è naturalmente anche un fatto positivo, in
quanto permette di rendere pubblico il patrimonio librario che
documenta l'attività di un personaggio o un ente che ha
avuto un peso sulla società. Di fronte all'accettazione di
un fondo che rispecchia il percorso professionale, culturale e umano di
uno studioso, della sua cerchia e del periodo storico che ha vissuto,
tutti gli sforzi della biblioteca devono essere tesi a rendere visibile
e fruibile in massimo grado il nuovo patrimonio acquisito, per
consentire agli studiosi ma anche ai curiosi di vivere l'affascinante
esperienza di immergersi in quella che può dirsi la
rappresentazione in forma di libri della mente del personaggio.
La consistenza dei fondi privati nelle biblioteche va dalle poche
centinaia alle molte migliaia di volumi. Se in molti casi è
giusto dare priorità alla conservazione del fondo in un
magazzino chiuso, con collocazione per formato per limitarne il
deterioramento, quando arrivano in biblioteca patrimoni ingenti e vari,
specchio degli interessi sfaccettati del proprietario, si pone il caso
di fare una riflessione sul modo di esprimere al meglio le
potenzialità culturali e attrattive della collezione.
Osservando esempi di conservazione di biblioteche d'autore spiccano due
casi. il Gabinetto Vieusseux [5]
conserva molti fondi d'autore, tutti conservati a scaffale chiuso;
notevole è la descrizione di ogni fondo, che dà
conto delle specifiche caratteristiche e delle modalità di
fruizione, in schede di qualità archivistica che
costituiscono un esempio da seguire.
Fra essi occupa un posto a sé la biblioteca orientale di
Fosco Maraini, donata dal proprietario stesso dei documenti, che fin
dalla gioventù aveva raccolto libri a tematica
orientalistica col desiderio di lasciarli alla città di
Firenze.
Una delle maggiori biblioteche personali d'Italia, con quasi 100000
volumi, è la biblioteca di Carlo Bo [6].
Qui si può apprezzare la vastità degli interessi
dello studioso in una biblioteca a scaffale aperto, ordinata per
discipline.
Si può però arrivare fino alla musealizzazione
della raccolta: è il caso della biblioteca di Edoardo
Sanguineti, giunta in comodato dalla città di Genova (a cui
appartiene per lascito testamentario del professore) alla Biblioteca
Universitaria di Genova. Alla collezione appartengono circa 25000
volumi, che già nella collocazione originaria avevano un
peculiare ordinamento, non chiaramente espresso in linguaggio
biblioteconomico ma frutto dell'operato di studioso dell'autore, che
avvicinava volumi e fascicoli di rivista in base non solo alle
discipline, ad affinità geografiche o storiche, ma anche
agli studi che conduceva e ai suoi interdisciplinari interessi. Il modo
migliore per rendere conto di questa personale stratificazione potrebbe
rivelarsi la riproduzione in una sala apposita degli scaffali in un
ordinamento il più vicino possibile a quello originario.
Prospettandosi anche casi come questo, la donazione torna a rivelarsi
un evento da incentivare, specialmente per le biblioteche con la
vocazione alla conservazione e già in possesso di fondi
storici.
Il modo migliore per incoraggiare le donazioni di fondi importanti
è far conoscere la biblioteca e accrescerne il prestigio e
l'affidabilità nella conservazione. La creazione di una rete
di contatti attraverso la promozione di incontri, convegni e mostre
aumenta le possibilità che la biblioteca venga percepita dai
potenziali donatori come un interlocutore credibile, a cui la propria
raccolta può essere affidata con la garanzia che
verrà conservata al meglio e ne sarà promossa la
fruizione.
Molte biblioteche sono nate da ingenti donazioni e alcuni fondi
speciali caratterizzano biblioteche pubbliche, anche di non grandi
dimensioni: se ne possono apprezzare esempi nel volume Andar per musei
e biblioteche: luoghi del sapere nel Ponente ligure, pubblicato dal
comune di Diano Marina e dall'Istituto internazionale di studi liguri
nel 2011. Sarebbe un grande servizio alla conoscenza e alla tutela del
patrimonio se si procedesse a un censimento dei fondi d'autore nelle
biblioteche liguri
Si ringraziano Marco Genzone (docente del corso AIB La selezione dei
doni nella biblioteca pubblica), Graziella Grigoletti (Biblioteca
Universitaria di Genova), Angela Roncallo (Biblioteca civica di
Varazze), Stefania Usai (libreria L’albero delle lettere,
Genova) per le conversazioni avute sull’argomento.
NOTE
[1] Sul rapporto a volte delicato
fra bibliotecario e utente si profila attuale il Bibliomaster AIB La
gestione di situazioni problematiche con gli utenti: tecniche per
relazionarsi in modo ottimale, in programma a ottobre 2013 a cura di
Ilaria Moroni.
[2] Solimine, Le raccolte delle
biblioteche: progetto e gestione, Milano: Editrice bibliografica, 1999,
p. 107. Per un'analisi approfondita della valutazione delle collezioni
si veda Stefano Parise, La formazione delle raccolte nelle biblioteche
pubbliche, Milano: Editrice bibliografica, 2008.
[3] Esempio tipico di buona pratica
in questo ambito è di Biblioteca Sala Borsa di Bologna:
http://www.bibliotecasalaborsa.it/content/cartacollezioni/presentazione.html.
[4] Nerio Agostini, Gestire una
piccola biblioteca, Milano: Editrice bibliografica, 2005, p. 141-143
[5]
http://www.vieusseux.fi.it/biblio/biblio_autore.html
[6]
http://www.news.fondazionebo.it/nl/fondazionebo_article_8.mn