Vedianche
- Notiziario della Sezione Ligure dell'Associazione Italiana
Biblioteche
Numero 2 Vol. 23 Anno 2013 ISSN 2281-0617
Tutte le buone massime ci sono già: resta
solo da applicarle. Pratiche di reference digitale nella One Person
Library
Alessandra
Longobardi
La One Person Library
(OPL), come è noto, è una biblioteca affidata a
un solo bibliotecario professionale, affiancato o meno da personale non
qualificato in appoggio. Si trovano in questa situazione molte
biblioteche specialistiche, ma anche molte biblioteche di pubblica
lettura: e queste in particolare costituiscono un caso interessante e
difficile nell'ambito del servizio di reference.
La caratteristica principale della piccola biblioteca pubblica, la
sfida che comporta, e la sua peculiare bellezza, consistono nel fatto
che deve essere preparata ad accogliere e soddisfare, seppur ovviamente
non in modo esaustivo, richieste da ogni campo dello scibile - solo
così può trovarsi in linea con le richieste del
Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche [1]
- con le limitate risorse che in Italia vengono assegnate al servizio
bibliotecario di base, specialmente negli enti locali
(perché bisogna ricordare che spesso la OPL è
tale semplicemente perché non si investe in risorse umane).
È un ambiente quindi dove conviene mettere al massimo frutto
strumenti semplici, facilmente gestibili da un bibliotecario "che non
ha tempo da perdere".
Le piccole biblioteche beneficiano in modo sostanziale del web
democratico e gratuito. Attraverso il web infatti la biblioteca si
garantisce possibilità di crescita in diversi ambiti
ritenuti critici nella vita delle OPL [2]:
la capacità di rispondere ai bisogni degli utenti attuali e
potenziali, ma anche il coinvolgimento della comunità di
riferimento e la comunicazione fra colleghi per combattere l'isolamento
tipico del bibliotecario "monoposto".
Per cominciare dal vero e proprio servizio di reference, il
bibliotecario OPL non dovrà limitarsi ad avere una mappa dei
principali strumenti per la ricerca e saperli interrogare in maniera
raffinata, ma non perderà l'occasione di indirizzare gli
utenti a un uso sempre più autonomo degli strumenti stessi:
nel mondo anglosassone il reference
librarian è piuttosto reference and instruction
librarian [3], a
testimoniare come l'istruzione dell'utente sia considerata una
strategia chiave per affrontare problemi attuali quali la crescita
esponenziale delle risorse informative disponibili, l'atteggiamento non
sempre equilibrato del cittadino di fronte all'informazione su
Internet, la percezione del valore aggiunto del bibliotecario e della
biblioteca a confronto con la diminuzione delle risorse economiche. Non
sarà inutile ricordare, infatti, che dare una risposta
rapida e precisa alla domanda di un utente in difficoltà
è anche fare promozione della biblioteca,
attività indispensabile di questi tempi per aiutarne la
sopravvivenza: sopravvivenza a rischio soprattutto nel caso delle
piccole, considerate spese improduttive anziché la "prima
linea" del servizio di informazione al cittadino.
Il primo strumento di cui dotarsi è in ogni caso un ampio
ventaglio di risorse, che il bibliotecario accumula con l'esperienza di
reference ma anche con quella di catalogazione, e che va messo
senz'altro a disposizione del pubblico, con i dovuti accorgimenti.
È infatti possibile che già ora, mentre legge
queste righe, il bibliotecario abbia un nutrito elenco di
Segnalibri/Bookmarks/Preferiti accumulati nel browser. La domanda da
porsi è quali di questi siano utili anche all'utente finale,
quali invece siano destinati a un pubblico specialistico, per il
contenuto o a causa di modalità di consultazione complesse;
e infine quale sia il modo migliore di renderne agevole la
consultazione. La predisposizione di uno scaffale di reference
digitale, o come si dice Virtual Reference Desk, comincia quindi dalla
selezione dei siti internet e prosegue con la scelta e la redazione di
uno "spazio" dove gli utenti li possano facilmente trovare e
utilizzare.
Una risorsa utile in qualsiasi VRD e contemporaneamente un buon esempio
a cui ispirarsi nella costruzione del proprio desk (anche per la
modalità cooperativa di gestione e aggiornamento)
è la realizzazione AIB-CILEA Segnaweb [4],
una raccolta di siti internet scelti soprattutto nell'interesse dei
bibliotecari pubblici [5]. La
raccolta è strutturata in dieci sezioni, facilmente
comprensibili all'utente finale: la scelta di organizzare gli elementi
con la classificazione decimale Dewey ne avrebbe fatto uno strumento
indirizzato agli addetti ai lavori, probabilmente gli unici che
cercherebbero siti di argomento medico nella sezione Tecnologia. Il VRD
toscano nato come supporto ai bibliotecari di reference delle
biblioteche toscane, infatti, ha una modalità di browsing
per classificazione Dewey [6]. Il
servizio ha ambito nazionale ed è aperto alla segnalazione
di nuove risorse coerenti con la collezione [7]:
per le biblioteche di ente locale si aprono spazi di intervento nella
partecipazione all'aggiornamento della raccolta e nel selezionare e
offrire nei propri spazi web fonti informative di interesse locale,
come fatto appunto dalla Regione Toscana [8].
Un altro link AIB di interesse primario è Documentazione di
Fonte Pubblica in Rete [9],
dedicato a siti, banche dati, repository di prodotti
dell'attività scientifica prodotti e divulgati da
istituzioni pubbliche. Vale la pena esplorare la raccolta per rendersi
conto dell'ampiezza delle tipologie di fonti disponibili, giuridiche,
statistiche ma anche scientifiche, classificate anche per settore
disciplinare. Si può scegliere di estrapolare dalla raccolta
alcuni siti ritenuti di particolare interesse per il proprio pubblico,
ad esempio Normattiva.it per l'accesso alla normativa statale vigente o
il sito per la consultazione della Gazzetta ufficiale, e porli in primo
piano nella visualizzazione.
Un altro accorgimento utile da tenere è sperimentare in
prima persona la consultazione di queste fonti per supportare
efficacemente gli utenti che dovessero trovarsi in
difficoltà nella navigazione.
La valutazione dei siti internet, per chi ha un background
biblioteconomico, poggia sulle solide basi della tradizionale
valutazione dei documenti. In questa sede si vogliono sottolineare
pochi aspetti: dare priorità ad analizzare
l'editore/responsabile del sito (con ovvia preferenza per i siti
istituzionali ma anche con apertura ad altri soggetti, previa indagine
sul "curriculum" degli autori), la trasparenza in fatto di autori delle
pagine e date di aggiornamento, il target di riferimento (per non
sommergere gli utenti con fonti interessanti ma troppo specialistiche o
troppo generiche o troppo parziali), l'accessibilità e la
fruibilità (usabilità) della piattaforma per una
navigazione che "risparmi il tempo del lettore".
Naturalmente ci può essere spazio anche per una
differenziazione: una biblioteca specialistica può fornire
accanto alla lista di fonti divulgative anche una lista indirizzata ai
ricercatori, e una specifica per i cicli inferiori delle scuole. Se si
ha direttamente accesso alla pagina web della biblioteca si
potrà così progettare un VRD articolato, tenendo
presenti basilari principi di stile redazionale e usabilità,
per esempio suddividere le fonti in gruppi tematici che non contengano
più di una decina di voci, per agevolarne la lettura e la
scelta.
Purtroppo molti bibliotecari non hanno un dialogo diretto con i
responsabili del sito della biblioteca, che spesso si limita a una
pagina sul sito del comune di appartenenza, la quale non è
detto che venga prontamente aggiornata o modificata secondo le
richieste del bibliotecario. La comunicazione di informazioni agli
utenti remoti diventa così più difficile. Si
vuole sottolineare qui la necessità di instaurare con tutti
i mezzi possibili un dialogo e una collaborazione con chiunque
può agevolare o ostacolare il servizio, ivi compresi i
responsabili dell'aggiornamento del sito; si può in ogni
caso cominciare con il fornire uno scaffale virtuale di opere di
riferimento agli utenti che frequentano la biblioteca fisica,
predisponendo una lista di siti preferiti sui computer dedicati alla
navigazione.
La possibilità di organizzare i siti scelti con la classica
disposizione in cartelle è offerta da tutti i browser in
uso. Lo svantaggio nell'uso di questo strumento sta
nell'impossibilità di aggiornare automaticamente le liste:
se si vuole aggiungere, eliminare o spostare un elemento è
necessario intervenire manualmente su ciascuna postazione. Per superare
questo problema si può approfittare di un tipico strumento
del web 2.0, ossia un servizio di social bookmarking. Iscrivendosi a un
sito come Delicious [10],
operazione rapida quanto iscriversi a un social network, la biblioteca
può riunire i suoi siti preferiti in un'unica pagina
liberamente consultabile via internet e inoltre facilmente aggiornabile
dal bibliotecario in possesso di username e password. L'organizzazione
in questo caso non avviene tramite divisione in cartelle e
sottocartelle, ma associando a ciascuna risorsa delle parole chiave o tags. Su Delicious,
inoltre, le risorse compaiono in ordine cronologico di immissione, con
il sito segnalato più recentemente in cima alla lista,
quindi a meno di avere un desk molto ridotto è necessario
che gli utenti siano resi consapevoli della struttura della pagina e
delle modalità di ricerca in essa. Bisogna quindi avere
l'accortezza di utilizzare tags che abbiano una certa coerenza interna
("soggettare" le risorse) e dare una minima istruzione preliminare agli
utenti non avvezzi al sistema dei tags. Ciò che
può risultare un ulteriore impegno per un bibliotecario che
ha invece bisogno di risparmiare tempo, può da altri punti
di vista consentire una crescita del servizio con minimo sforzo, grazie
alla socializzazione dei bookmarks, ossia al fatto che è
possibile usare i tags non solo per reperire le risorse all'interno
della nostra lista, ma cliccando sui tags accedere alle risorse che
altri utenti hanno taggato con la stessa parola chiave: un modo che sia
il bibliotecario sia l'utente possono utilizzare per esplorare nuove
risorse.
L'istruzione degli utenti è in ogni caso un compito a cui
neanche il bibliotecario monoposto può sottrarsi: abituare i
lettori a utilizzare autonomamente e proficuamente gli strumenti di
ricerca si risolve in un risparmio di tempo quando gli utenti assidui
non dipendono più in tutto e per tutto dal bibliotecario. Ma
soprattutto è un compito primario della biblioteca di base,
in particolare oggi, di fronte all'ambito nuovo per molti della ricerca
nel web "aperto", in cui sembra facile trovare ciò che serve
e invece si ci perde o, peggio, si crede di aver trovato la risorsa
migliore quando si è trovata solo la più
visibile. Il bibliotecario deve farsi egli per primo Net smart, come
recita il titolo originale di un testo dedicato a focalizzare cosa
significa oggi alfabetizzazione all'uso della Rete [11]
(e non deve stupire il fatto che non tratta di tecnologie in senso
stretto, ma del modo di usare la Rete: diffondere questa consapevolezza
è un compito buono per gli operatori della conoscenza, non
una mera questione fra tecnici).
Fin qui si è parlato del livello più basilare del
reference digitale, la messa a disposizione di risorse, come in una
sala di consultazione virtuale. Il compito del bibliotecario monoposto
si fa ancora più arduo di fronte alle richieste
personalizzate, che comportano un colloquio con chi fa la richiesta e
un certo numero di ore lavoro per indagare il quesito. L'unico argine
al pericolo che domande troppo complesse erodano il tempo dedicato alla
catalogazione, agli acquisti e a tutti gli altri compiti è
stabilire a priori, e dichiarare a voce, al desk fisico e sul sito, a
quali domande si è in grado di rispondere in loco e con che
tempi, preferendo rimandare la risposta di 24 o 48 ore piuttosto che
dare un'informazione troppo generica [12];
per informazioni delicate quali quelle che riguardano l'ambito
giuridico e medico è possibile stabilire un livello
prudenziale, ad esempio che ci si limiterà a individuare
fonti; e sarà indispensabile avere un'ampia mappa (mentale,
ma perché no anche scritta) di altre istituzioni
bibliotecarie e no, di vari ambiti di specializzazione, dove
indirizzare l'utente con richieste non coerenti con la mission della
propria biblioteca. Anche su questo punto conviene fare una
ricognizione esaustiva delle risorse presenti sul territorio e di
quelle che hanno affinità tipologica o disciplinare con la
propria biblioteca, e ancora di quelle che a vario titolo, anche solo
in virtù di buoni rapporti personali, si conoscono quali
fide alleate.
Si ripropone la questione della cooperazione: per la biblioteca OPL
essa è necessaria ancora più che per le altre.
Parte del lavoro della OPL consiste nel creare legami, contatti, mutui
scambi con soggetti che possono accrescere le possibilità
della biblioteca di fornire informazioni.
Lo insegna la pratica del reference cooperativo, in cui più
biblioteche mettono a disposizione le loro risorse umane per accogliere
le richieste arrivate via web: un'unica interfaccia per chi ha bisogno
di informazioni, un'equa distribuzione del lavoro fra professionisti di
pari esperienza e magari di diversa specializzazione. Quando non
c'è una istituzione che assume l'onere di coordinare un
progetto simile, conta molto la mutualità fra colleghi.
Anche per questo è fondamentale mantenersi in contatto e
coltivare canali per lo scambio di informazioni ed esperienze.
L'esempio del Blog del polo SBN ligure[13],
dedicato alla catalogazione, dovrebbe incoraggiare a utilizzare il
social web anche per uno scambio su altri argomenti. Il blog Amici
delle biblioteche [14], che si
proponeva di stimolare lo scambio fra bibliotecari e utenti, non
è più aggiornato da febbraio 2012, ma
è uno strumento ancora utilizzabile e aperto a tutti per la
comunicazione delle fonti più interessanti. La mailing list
Biblioteche liguri, anch'essa gestita da Regione Liguria, è
una via se possibile ancora più semplice e potrebbe essere
il primo canale per richiedere aiuto ai colleghi.
Sono stati proposti intenzionalmente solo strumenti già in
uso e alla portata di ognuno, per dimostrare che per impostare un
servizio dignitoso è più importante seguire dei
principi che inseguire un aggiornamento tecnologico (da intraprendere
con entusiasmo appena se ne presenti l'occasione). La vera sfida
è mettere in pratica i principi. Perché, come
scrisse Blaise Pascal, "Toutes
les bonnes maximes sont dans le monde ; on ne manque qu'à
les appliquer".
NOTE
[1] "La biblioteca pubblica
è il centro informativo locale che rende prontamente
disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e
informazione". IFLA/UNESCO Public Library Manifesto, 1994, trad. di
Maria Teresa Natale, consultabile a http://archive.ifla.org/VII/s8/unesco/ital.htm
[2] Per avere rapidamente un quadro
della letteratura sull'argomento, si può consultare: Sushama
C. Powdwal, Solo Librarians in Mumbai: a study, 2013 (tesi di
dottorato), cap. 2. Consultabile a http://shodhganga.inflibnet.ac.in/handle/10603/6403
[3] Si veda ad esempio l'archivio
della mailing list Libjobs dell'IFLA, http://infoserv.inist.fr/wwsympa.fcgi/arc/libjobs/
[4] http://www.segnaweb.it/
[5] Cfr. i criteri di selezione: http://www.aib.it/aib/sw/selezione.htm
[6]http://www.bibliotecari.it/SPT/VRD/index.php?P=BrowseResources&ParentId=16
[7] http://www.bibliotecari.it/SPT/VRD/index.php?P=About
[8] Un altro modo per fornire
informazioni di interesse locale bypassando il sito della biblioteca
è partecipare a Wikipedia creando e aggiornando pagine
relative alla propria biblioteca e al proprio territorio: iniziativa
che Susanna Giaccai (http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Giaccai)
sta promuovendo con corsi e interventi nel quadro del progetto GLAM
(http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:GLAM/Biblioteche).
Giaccai è anche autrice di un manuale di Wikipedia per
bibliotecari: http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Giaccai/manuale
[9] http://dfp.aib.it/index.php
[10] https://delicious.com/
[11] Howard Rheingold,
Perché la Rete ci rende intelligenti, Milano: Raffaello
Cortina, 2013
[12] Si vede come nelle condizioni
di frammentazione e mancanza di risorse in cui si trova il sistema
bibliotecario attuale, perlomeno quello ligure, la via più
efficace al reference remoto sia ancora l'email, con tempi di risposta
non immediati e la possibilità di consultarsi fra colleghi
in caso di difficoltà
[13] https://pololig.wordpress.com/
[14] http://amibiblioblog.wordpress.com/