Vedianche
- Notiziario della Sezione Ligure dell'Associazione Italiana
Biblioteche
Numero 2 Vol. 23 Anno 2013 ISSN 2281-0617
Ian Sansom, L'odore
della carta: una celebrazione, una storia, un’elegia,
Milano, TEA, 2013 (TEA Varia), 285 p., ISBN 9788850230730
Recensione
di Georgia Puppo
Chiunque abbia pressappoco
cinquant'anni non può non ricordare il profumo dei
sussidiari adottati dalle scuole elementari degli anni '70. A questa
metafisica miscela di collanti, coloranti ed altri arcani componenti
chimici ho pensato la prima volta in cui ho letto il titolo dell'ultimo
risultato creativo di Ian Sansom. A metà tra narrativa,
saggistica e trattazione scientifica, non è un compendio di
storia del libro né della scrittura, bensì di
tecnica dei composti e di chimica dei sentimenti; perché
è davvero un profondo e sensuale legame quello che ci unisce
alla carta e non solo a quella dei libri. Che cos'hanno in comune Super
Mario - il più famoso idraulico dei videogiochi - e Marco
Polo, William Burroughs, Lord Chesterfield, Lillian Oppenheimer e Mandy
Haggith? O ancora Dickens, Alvar Aalto, la Pixar Animation Studios, Le
Corbusier, Protagora e Frederick Forsyth? Per spiegarcelo, l'autore
ammicca a mille suggestioni, e qualsiasi commento si possa esternare
è assolutamente riduttivo.
Con un trekking sottilmente umoristico tra paesaggi storici realmente
straordinari quanto imprevedibilmente reali, in uno slalom tra aneddoti
alla scoperta di oggetti e uomini che hanno accompagnato la storia del
materiale oggetto della trattazione, Sansom moltiplica i piani
dimensionali del lettore, che si trova catapultato all'interno dei
classici della letteratura come nei romanzi gialli dove con l'aiuto
della carta si risolvono persino i più annosi casi
polizieschi; ora viene immerso all'interno di pagelle, banconote,
limette di cartone, rangoli indiani, palloni aerostatici incendiari
giapponesi, bustine per tè, documenti d'identità;
l'attimo seguente esplora labirinti di oggetti sopiti, dimenticati o
sconosciuti, dai cardini della storia dell'arte moderna e contemporanea
ai due milioni di copie di romanzi rosa invenduti utilizzati per
rinforzare lo strato d'asfalto dell'M6.
Immergendosi nella lettura, ci si scopre visitatori consapevoli di un
museo della carta e al contempo inconsapevoli fruitori, nel bene e nel
male, dallo zootropio alle colle tossiche delle carte da parati del XIX
secolo. Come sul piano geografico la carta compie il suo inesorabile
cammino dalla Cina al mondo arabo e dall'Impero bizantino all'Europa
cristiana, così sul piano storico - attraverso le fatiche
umane legate alla preparazione manuale prima e industriale poi - passa
dalla bibliomania dell'Inghilterra settecentesca per arrivare alla
follia incendiaria della Berlino del 1933, dalla quattrocentesca B42
all'ottocentesco primo dandy roll.
Se sul piano giuridico e sociale si associano gli speciali tribunali
medievali inglesi, dediti all'osservanza delle leggi relative alla
salute boschiva, e l'odierno attivismo contro le multinazionali; sul
piano dell'economia ecologica si assiste oggi al consumo di
quarantamila litri d'acqua per produrre una tonnellata di carta, per
arrivare all'utilizzo medio annuo di diecimila fogli di carta
pro-capite di un impiegato occidentale nonostante le attuali tecnologie
informatiche e gli archivi digitali.
Il lettore, più che chiedersi quale sarà la
conclusione di questa rocambolesca avventura - dall'Atlante di Mercator
all'Open Street Map, dal libro stampato all'e-book - viene accompagnato
verso la consapevolezza delle conseguenze inevitabili che qualsiasi
scelta potrebbe avere sull'uomo e sul mondo del futuro. Tuttavia il
filo conduttore è la fatidica domanda: - Siamo ancora
nell'era del libro e della carta? Curiosi elenchi di statistiche
presentati ce ne forniscono la conferma, non sempre allettante. Un
libro è la testimonianza di duemila anni di ingegno - ma per
la produzione di alcune tipologie di carta - troppi minerali, metalli e
carburanti vengono ancora coinvolti nei vari processi di lavorazione
delle fibre del legno a livello mondiale, per tacere del loro
smaltimento. Nell'attesa dei risultati di una seria e già in
parte avviata ricerca di materiali ecosostenibili sostitutivi, possiamo
impegnarci non solo ad amarla ma soprattutto a rispettarla.